Hic et nunc: mettiamo a fuoco

di Michele Di Sarno. –

Il titolo è preso in prestito dalla celebre espressione cara all’esistenzialismo, secondo cui la vita del singolo essere umano va posta al centro di ogni riflessione, anziché considerare l’esistenza dell’intera specie in un’ottica più o meno legata ad aspetti religiosi.

Allargando a mia convenienza il senso di questo concetto, posso affermare che facciamo molta fatica ad applicarlo nella vita di tutti i giorni, specie quando si tratta di dare un’opinione su ciò che accade intorno a noi. Un banalissimo esempio: se un passante ci confida di essere frustrato per via di un dolore alla gamba, molti di noi – non esperti in ortopedia – siamo già pronti a frenare quelle lamentele paragonando il suo problema ad uno nostro o di una persona cara, che – per noi – sarà sicuramente di gravità maggiore.

Lo stesso tende ad accadere con le questioni sociali che riguardano tutti noi. Altro esempio: per un motivo qualsiasi (una dichiarazione di un Ente, una lettera aperta, un comunicato stampa) l’argomento del giorno è Via Krupp? Ebbene, ci sono sempre persone che deviano l’oggetto della discussione invitando ad occuparsi di un altro tema, a loro dire, più urgente e grave. Magari, più grave lo è davvero: però poi, quando si parla finalmente di quest’altra questione, spariscono tutti.

Il benaltrismo, così viene definita questa tendenza, è quanto di più nocivo ci possa essere per la vita sociale di un Paese: non solo fa perdere tempo a chi potrebbe lanciare qualche idea interessante, ma fa passare pure la voglia di aprire discussioni a chi si sta prendendo la briga di farlo e si ritrova un feedback che poco inerisce con l’oggetto del proprio esporsi.

Forse dovremmo applicare questa interpretazione un po’ casereccia dell’hic et nunc, rispettando l’argomento intavolato in quel momento, attenendoci o astenendoci, purché si eviti il rischio di “perdere a Filippo e ‘o panaro”, facendo confusione e annebbiando le idee su entrambi i temi. A meno che l’obiettivo non sia proprio questo: il silenzio.