Ritagli di tempo #3: Capri e la censura

– Michele Di Sarno –

Da un’edizione del “Corriere della Sera” datata 23 settembre 1968, scopriamo che fu impedito alla sezione caprese di Italia Nostra – una delle prime associazioni ambientaliste italiane – di manifestare in Piazzetta per la tutela del paesaggio caprese attraverso la distribuzione di volantini e una raccolta firme tra i turisti. Ebbene, particolare fu la motivazione addotta dalla Questura di Napoli che impugnò un’ordinanza del luglio del ‘63 a firma dell’allora Sindaco di Napoli Vincenzo Mario Palmieri il quale proibì a Capri “ogni manifestazione pubblicitaria che disturbi la quiete e la tranquillità dei turisti nel periodo di alta stagione”.

Mi scuso con i lettori se appaio disinformato ma ad oggi non ho idea se questa vecchia ordinanza sia stata annullata, anche perché – se è stato fatto – evidentemente non ce l’hanno detto: continuiamo ad essere stagionali anche nell’attivismo, persino nel pensiero.  A quanto pare, siamo stati educati così: Nun facite ammuina, stanno ‘e signure”, immagino fosse l’esplicito mantra che ci portiamo dentro tutt’oggi, nella ciclica e brusca tacitazione del nostro senso di appartenenza, che riprende un blando vigore nei mesi invernali. Ci basti fare caso a come arranchiamo nell’organizzare una semplice riunione in cui parlare di argomenti cari alla comunità, tra maggio e ottobre.

Un altro spunto che ho raccolto da questa vecchia notizia è l’uso piuttosto timido che facciamo della nostra libertà d’espressione: rispetto a quante volte è stato auspicato, l’ultima volta che abbiamo protestato in massa nel periodo turistico fu ben sette anni fa – il 27 maggio del 2012 – al porto di Marina Grande, per il diritto alla mobilità e contro i rincari degli aliscafi. La Piazzetta, invece, non ospita in via esclusiva – benché per sole due ore – una manifestazione d’estate dal lontanissimo 18 luglio del 1996, contro gli aumenti dei biglietti per l’autobus.

Morale della favola: anziché bloccare per un giorno l’estate, finisce che è l’estate a bloccare noi.

Maic