Ritagli di tempo #20: Lavorare 12 mesi? C’eravamo vicini!

di Michele Di Sarno. –

Max Grundig, l’imprenditore tedesco il cui cognome dovrebbe ricordarci almeno un televisore o un videoregistratore passato per le nostre case fino a non molti anni fa – a metà dagli anni ’70 acquistò il Grand Hotel Quisisana da Felix Mechoulam (proprietario, dagli anni ’50, anche di Villa Lysis poi ceduta al figlio Levy fino al 1990). Prima di vendere, non molti anni dopo, l’imponente hotel a Mario Morgano – probabilmente per i primi effetti della spietata concorrenza asiatica in fatto di elettrodomestici – Grundig era intenzionato, stando a quanto riportava il Corriere della Sera nell’agosto del 1979, ad acquistare anche lo stabilimento balneare La Canzone del Mare e, addirittura, la Certosa di San Giacomo.
Lo scopo di questo verosimile desiderio – si legge in questo particolare ritaglio del celebre quotidiano – sarebbe stato quello di allungare la stagione turistica di Capri, poiché probabilmente non si capacitava del fatto che un’isola potenzialmente florida e meritevole di considerazione tutto l’anno, si accontentava di lavorare, invece, solo per pochi mesi. C’è di più: a margine di questo rumor si parlava già di contratti annuali per i lavoratori del settore alberghiero. Facile e malizioso dedurre, quindi, che il trittico di proprietà che Max Grundig avrebbe vantato se si fosse concretizzato il tutto, gli avrebbe permesso di avere – oltre al già citato Grand Hotel Quisisana – anche un rinomatissimo ristorante vista Faraglioni sfruttabile nelle buone giornate d’autunno e primavera e la meravigliosa Certosa in cui ospitare eventi all’aperto, mostre e quant’altro in qualsiasi periodo dell’anno, a due passi dal suo hotel.

La storia, poi, ha preso altre strade, com’è noto: Grundig lasciò l’isola e ogni interesse ad essa relativo, per trascorrere gli anni a venire cedendo le proprie azioni all’oggi più nota Philips, mentre noi, quarant’anni dopo, siamo qui ancora ad invocare quell’allungamento della stagione turistica che parrebbe l’unica via, a breve termine, per cercare di attutire i duri colpi inferti, economicamente parlando, dall’anno solare 2020.
Speriamo, però, che l’intenzione di provarci sul serio non arrivi, almeno stavolta, da giganteschi e sonanti imprenditori non capresi che magari hanno già fiutato, nell’amarezza e la paura dovuta a questa crisi, la bontà di fare affari a Capri (o far di Capri nient’altro che un affare), in vista di stagioni future in cui l’isola tornerà ad essere tra le mete più visitate del mondo.

Resistere, resistere, resistere!