Ritagli di tempo #14: Cos’erano le donne capresi?
di Michele Di Sarno. –
Cos’erano le donne (sì, avete letto bene) alla fine dell’800?
Lo intuiamo, in parte, da quest’articolo sul Corriere della Sera del 23 agosto 1895 (stralcio in fondo all’articolo), epoca precedente l’istituzione delle prime giornate dedicate alla donna.
Il primo Woman’s Day risalirà al febbraio del 1907 e sarà circoscritto ai soli Usa, ma soltanto nel 1921 diverrà il celebre “8 marzo” (introdotto in Italia nel 1922). Fu scelta questa data perché nel 1917 furono le donne a manifestare contro lo zarismo in Russia, di fatto facendolo crollare al termine della Prima guerra mondiale: l’8 marzo 1917 viene ricordato, infatti, come l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio. Questa connotazione politica fece sì che nascesse una di quelle che oggi definiamo fake news, montata per dare un’origine convenientemente credibile a questa giornata: l’incendio in una fabbrica di New York, che non avvenne mai l’8 marzo del 1908 e che non fu appiccato dal proprietario per ribellarsi allo sciopero delle camiciaie. Ci fu, sì, un incendio in fabbrica nella Grande Mela in cui persero la vita donne e uomini anche italiani, ma questo avvenne nel 1911 e fu un drammatico incidente, non un attentato.
Tornando a noi, si veda come già in un semplice articolo di giornale, mentre si sta esprimendo in termini lusinghieri nei confronti delle donne lavoratrici al porto di Capri, il cronista ritenga opportuno immaginare di “dare in sposa” una di queste donne “ad un senatore della maggioranza”. Donne-oggetto in quanto cose da consegnare, a cui dare una valutazione in base alla quale ritenerla degna o meno di stare con certi uomini. Senza dimenticare l’altra immagine che viene a formarsi durante la lettura di questo stralcio, ovvero quella della donna che riesce a mantenere una “bella grazia” mentre porta sulla testa una valigia fino al carrozzone dell’Hotel Pagano. Non la fatica, quindi, ma la grazia nel faticare.
Un tempo remoto, ma mai abbastanza per dimenticare ciò che era la nostra “normalità” e che oggi non dovrebbe essere nemmeno l’eccezione.