I Fogli nel Cassetto #2: Una scelta di campo

– Ugo Canfora –

Sarà sicuramente uno dei tormentoni dell’agosto 2019, di cui già abbiamo qualche avvisaglia: l’immancabile scontro fra chi ambisce ad una Capri buen retiro all’insegna della tranquillità e chi la sogna come un luogo totalmente dedicato alla movida, ai party ed al divertimento 24 ore su 24. Una situazione che riporta in mente il film Ferie d’Agosto di Paolo Virzì, pellicola leggera ma molto d’attualità in un’Italia che oggi con colpevole approssimazione viene divisa in due antitetiche macrocategorie di radical chic e coatti. Capri in sostanza non ha voluto mai prendere una connotazione precisa ma, forse oggi, epoca in cui tutto si estremizza facilmente, si trova a dover effettuare finalmente una scelta di campo. Non si tratta dell’annosa e già troppo trattata disamina su turismo d’élite e turismo di massa, ma semplicemente del modo in cui si vuole marketizzare (termine orrendo) l’isola di Capri. Insomma, “modello Ventotene” o “modello Ibiza”? Da sempre il nostro paese si è mantenuto in un limbo che finisce per non soddisfare pienamente nessuno. È ovvio che in medio stat virtus ma forse in un territorio minuscolo e dalle caratteristiche morfologiche come quello isolano, è impossibile accontentare tutti.

Una scelta di campo. Sarà sicuramente uno dei tormentoni dell’agosto 2019, di cui già abbiamo qualche avvisaglia: l’immancabile scontro fra chi ambisce ad una Capri buen retiro all’insegna della tranquillità e chi la sogna come un luogo totalmente dedicato alla movida, ai party ed al divertimento 24 ore su 24. Una situazione che riporta in mente il film Ferie d’Agosto di Paolo Virzì, pellicola leggera ma molto d’attualità in un’Italia che oggi con colpevole approssimazione viene divisa in due antitetiche macrocategorie di radical chic e coatti. Capri in sostanza non ha voluto mai prendere una connotazione precisa ma, forse oggi, epoca in cui tutto si estremizza facilmente, si trova a dover effettuare finalmente una scelta di campo. Non si tratta dell’annosa e già troppo trattata disamina su turismo d’élite e turismo di massa, ma semplicemente del modo in cui si vuole marketizzare (termine orrendo) l’isola di Capri. Insomma, “modello Ventotene” o “modello Ibiza”? Da sempre il nostro paese si è mantenuto in un limbo che finisce per non soddisfare pienamente nessuno. È ovvio che in medio stat virtus ma forse in un territorio minuscolo e dalle caratteristiche morfologiche come quello isolano, è impossibile accontentare tutti.

Due tipologie di vacanzieri – chi cerca il buen retiro e chi cerca il luna park – dalle esigenze entrambi pienamente rispettabili, in un continuo barcamenarsi fra norme ben precise e ricerca di strappi alla regola. Del resto sempre di vacanze si tratta. E sullo sfondo l’anomalia tutta caprese di serate di musica napoletana, ad esempio, a volumi da rave berlinese e di assurde pretese di silenzio in alcuni luoghi “sensibili” in piena estate. Ed in mezzo a questi due poli anche le esigenze degli isolani e dei lavoratori, quelli che di mattina presto hanno l’onere di dover fare girare gli ingranaggi del giocattolo e che hanno diritto al riposo prima di una faticosa giornata di lavoro, che poi, rinunciando al turismo “festaiolo” diventerebbe magari meno faticosa ma anche meno remunerativa. La scelta di campo sarebbe magari poco conveniente ma più intellettualmente onesta e dovrebbe essere effettuata dagli addetti ai lavori e residenti. Se poi si vuole restare nel limbo perché si sa anche in questa maniera a fine stagione i conti tornano ed anche molto bene, bisognerebbe evitare i tormentoni agostiani fra i due schieramenti contrapposti, nessuno si lamenti e nessuna crociata da maggio a ottobre. Il tema, seppur leggero ed estivo, è allo stesso tempo molto complesso.

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Ugo Canfora