Un caffè con Capri #13 – Febbre caprese

Michele Di Sarno. –

Non credo ai miei occhi: la Signora è in Piazzetta.
No, non nella riproduzione astratta e fedele nell’altra dimensione: è qui, nella Piazzetta vera.

“Sorpreso? Quando il calendario annuncia la primavera lei fa sempre un’improvvisata in settimana e si affaccia nel mondo reale”, mi rivela Giuseppe sorridendo, per sottolineare la mia espressione incredula. Espressione che un po’ mi resta, perché lei se ne sta all’angolo tra l’edicola e l’ufficio per le informazioni senza che nessuno la noti più di tanto.

“Solo lei l’ha vista…in carne ed ossa, caro mio: è proprio l’essere in incognito che diverte la Signora quando scende da queste parti. Però, vada pure: abbia solo l’accortezza di essere discreto”.

Il sole, in questi giorni, non è tiepido come vorrebbe questa stagione: il vento annulla la sensazione di tepore ma l’angolo dove raggiungo la Signora, ampio quattro basoli contati, è notoriamente quello dove le correnti magicamente si attenuano, e si riesce anche a fare due chiacchiere mentre i passanti s’impuntano al suolo per non essere spinti via dalle raffiche. Calma nel caos, come solo quest’isola sa essere.

“Non crederà mica che io abbia bisogno del sole caldo per accogliere la primavera?! L’iridescenza dei fiori spontanei e delle rocce umide comunque esplode nei vostri sguardi, distratti o meno da questo periodaccio: una deflagrazione di colori che arriverà presto a tingervi anche il cuore. Questa stagione, qui, prescinde da barometri e calendari: sono strumenti per voi che avete bisogno di punti di riferimento per dare un senso a tutto; io riconosco la primavera con un solo respiro.

Scendo in piazza perché mi diverte la vostra tenera diffidenza verso le stagioni di mezzo: più di tutti, amo quelli che il 21 marzo alleggeriscono il proprio abbigliamento nonostante faccia più freddo di febbraio, quasi come se fosse un rito di buon auspicio. In realtà, è la percezione inconsapevole di quell’esplosione naturale a cambiar loro la temperatura: questa, si ricordi, è la febbre caprese”.

Il tempo di un capogiro, ebbro di questa nuova primavera, e la Signora non c’è più: eppure, si sente.