Onora il passato, crea il futuro

di Carmelina Fiorentino. –

Onora il passato, crea il futuro. Questa massima, che ispira il lavoro dei bibliotecari americani, basterebbe da sola ad indicare la strada, dal punto di visto culturale e turistico, per una ripartenza seria e fruttuosa. Significa, sul nostro scoglio, puntare non solo sulla riapertura di taverne e negozi di lusso ma anche sulla rivalutazione di monumenti e beni paesaggistici. Ho letto per giorni ipotesi di “ripartenze”: nessuna che li includa; eppure è grazie a quelli che è nato il turismo sull’isola, quando c’erano solo pescatori e contadini. Immaginiamo quindi di essere nella situazione settecentesca di quei nostri antenati e dover ricominciare (quasi) da zero. A parte qualche imprenditore più lungimirante degli altri, artisti e letterati promossero il turismo, cioè venivano “da fuori”; pertanto ritengo ottima l’idea di Teodorico Boniello di chiamare, per riprogrammare un futuro, esperti esterni del settore economico, sanitario, comunicativo e, aggiungerei, di marketing culturale. Mi soffermo solo sul ruolo di quest’ultimo, la cui azione dovrebbe incidere su ciò che ormai da 30 anni “frequento” e settore senza il quale il puzzle Capri futura non sarà mai completo. Premetto di aver sempre sostenuto due cose:

1) i beni culturali pubblici capresi potrebbero tranquillamente essere gestiti direttamente dai comuni, con benefici economici (si eviterebbe l’ingentissima quota per la concessionaria), di aumento di posti di lavoro (i gestori privati cercano di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo) e sociali (miglior accesso di tutti). Non ne faccio una questione autarchica ma di “re-internalizzazione”, come viene chiamata a livello nazionale.

2) che i Beni Culturali dovrebbero avere come principali interlocutori le scuole e la società isolana, prima che i turisti. Consapevole che la prima non è realizzabile per scelte politiche, la seconda perché non porta i benefici economici di cui si ha bisogno in questo frangente, torno al “marketing culturale”.

Sento dire che la stagione turistica per i congressi sarà spostata verso ottobre. Forse con un piccolo sforzo si può arrivare al ponte di Ognissanti se non a Natale. Dal punto di vista balneare non è il massimo ma è un periodo che può essere sfruttato bene puntando su beni culturali e paesaggio.
L’esperto in materia di marketing culturale dovrebbe, d’intesa con i gestori anche privati, individuare target e proposte su misura per l’isola, aiutandoci anche a comprendere errori e a modificare alcune cose: come mai, ad esempio, dal 2017 (dati Mibact) si registra un calo di presenze a Grotta Azzurra, Certosa e Villa Jovis di più del 20%, nonostante i flussi turistici abbiano visto solo aumenti?
Inoltre, perché non coordinare orari, giorni di chiusura, date degli eventi? Un biglietto integrato per tutti i siti monumentali isolani, manutenzione e percorsi guidati su sentieri e monumenti (magari a numero limitato per motivi di sicurezza), mostre itineranti a tema, eventi musicali, teatrali, librari. Eventi di più largo respiro e di più alto livello di quelli localistici (tanto caratteristici e utili a ricordarci cosa siamo stati e da dove veniamo, quanto poco attraenti per alcune fasce di ospiti) possono essere organizzati in quei mesi e chissà quante altre “diavolerie” innovative e di successo potrebbe inventarsi per migliorare la nostra proposta culturale; poco o nulla di nuovo, certo, quasi tutte iniziative spesso proposte e mai realizzate ma ora arricchite da competenze specifiche; mentre prima queste costituivano una delle possibilità, ora sono la possibilità.

Alla fine dell’anno, quei dati ci potrebbero dire se è fattibile ristrutturare nella forma e nei contenuti il settore dell’offerta culturale (onora il passato) e se sia possibile pensare a quel famoso allungamento di stagione di cui tutti parlano e che nessuno finora ha voluto (crea il futuro).
E dall’isola di Utopia è tutto.