Delivery: un treno da non perdere

di Ugo Canfora. –

È notizia dell’ultim’ora che Il governatore De Luca ha dato l’ok a partire da domani al delivery di cibo nel territorio della Regione Campania. Nel mare di problemi che nascono dall’emergenza Covid, questa piccola comodità potrebbe sembrare poco più che una goccia, e poco attinente ai problemi di casa nostra, ma mi ha fatto accendere una “lampadina”.
La pizza, o qualsivoglia cibo a domicilio, rappresenterebbe in sé, sia materialmente che astrattamente, un modo di vedere l’isola da una prospettiva diversa. Chiamatela fase 2, fase 1.5, chiamatela pure “fase in cui aspettiamo di sapere se verranno i furastieri”, ma il concetto di pizza a domicilio potrebbe essere la piccola scemenzuola (ma mica tanto piccola, i soggetti interessati potrebbero essere non pochi) che darebbe il là ad un modo di pensare diversamente l’isola e la sua economia: Capri che in parte può funzionare anche in funzione (perdonate il gioco di parole) del caprese. Magari ritorneranno più in fretta di quanto pensiamo i periodi di vacche grasse (scusate il brutto termine, volutamente polemico) magari no, bisognerà accontentarsi di lavorare e mettere su servizi anche per chi di solito non è al top della lista di priorità, ovvero il caprese.
Penso che tutti abbiamo voglia di mangiare qualcosa di diverso, anche se in questi giorni di clausura ci siamo scoperti top-chef e pizzaioli che non sapevamo di essere. Un manipolo di coraggiosi imprenditori della ristorazione potrebbe fare network, magari condividendo una rete di rider (quelli che portano il cibo a domicilio) a piedi, in carrello, in bici elettrica (chiudendo un occhio, magari con una deroga provvisoria del divieto strade pedonali).

E’ dalle ultimissime dei social sembra che si stia muovendo qualcosa in questo senso: tenete d’occhio Capri Fast Delivery. E magari qualche talentuoso programmatore potrebbe creare anche una piattaforma online, esclusivamente per Capri, tipo Deliveroo, Uber Eats. Un’idea global calata in una realtà local. Proprio quel glocal dal quale molti esperti consigliano di ripartire. Ma ripeto, l’“operazione pizza” dovrebbe diventare uno spunto per ricominciare a muovere qualcosa a livello di economia, qualcosa per continuare a galleggiare in attesa dei grandi numeri e delle belle stagioni passate. E soprattutto potrebbe servire finalmente da lezione e da piano B, anche quando avremo di nuovo la sensazione o, si spera, la certezza di avere tutto sotto controllo.