Cimitero acattolico: tra storia e degrado
di Claudia Catuogno. –
Domenica di fine febbraio, una passeggiata nei ricordi del passato che finisce – con stupore – nel constatare le condizioni in cui riposano alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia di Capri.
A chi mi riferisco? Al barone Jacques Fersen, che fece di Villa Lysis un buen retiro che oggi accoglie centinaia di turisti ed il suo mito non smette di stupire. Alle signorine Wolcott-Perry: Saidee morì per prima lasciando Kate da sola. Sulla tomba della compagna di una vita fece sistemare la copia identica di una delle finestre di Villa Torricella, con i versi della sua poesia preferita. E poi ancora a Gracie Fields, l’attrice inglese che si innamorò della baia di Marina Piccola e diede vita a “La Canzone del Mare”. Allo scrittore Norman Douglas che non ha bisogno di presentazioni. Al signore di Villa San Michele, in quel di Cesina, Algernon Charles Gordon- Lennox, che sulla lapide riporta l’iscrizione “There are no dead” (non ci sono morti). E poi ancora alla poetessa Pamela Reynolds, al pittore Charles Coleman, al gallerista Lucio Amelio, finanche ad Edwin Cerio, figlio di Ignazio, che, a fine Ottocento, concesse ad un prezzo simbolico un terreno di sua proprietà per realizzare quello oggi noto ai più come il cimitero letterario di Capri.
Il giardino della memoria dell’isola azzurra, però, oggi, si trova in uno stato totale di abbandono (foto in fondo all’articolo). Sono lontani i giorni in cui il restyling del sito storico riportò all’antico splendore tombe e mausolei (nella foto al centro), entrando di diritto negli itinerari storici da proporre ai turisti in cerca di un’alternativa ai soliti percorsi. Oggi le 208 tombe, come testimoniano le foto, sono ricoperte di erbacce, nell’incuria più totale. Inghiottite da rovi, parietaria e rigogliosa vegetazione spontanea che nasconde alla vista le storiche lapidi. Sarebbe bastata una manutenzione mensile per mantenere lo stato di cose.
Corriamo ai ripari, subito!