Demolizioni, ne parliamo con Gianni De Martino

di Claudia Catuogno.

Demolizioni e abusi edilizi ed emergenza casa, ne parliamo con l’ex sindaco Gianni De Martino, a capo dell’ufficio tecnico della Città di Capri dal 1981 al 2001.

In questi giorni ha tenuto banco l’argomento “demolizioni”. Quale è il suo pensiero in merito?

Sul piano umano certamente mi sento di esprimere la massima solidarietà a chi è stato colpito da questa sciagura e soprattutto a chi è stato costretto a infrangere la legge per concrete esigenze abitative, sacrificando la propria vita per avere un alloggio per la propria famiglia non potendo realizzarlo nel pieno rispetto della legge. Almeno parzialmente la causa del fenomeno può trovare giustificazione nelle regole restrittive e limitative che, ormai da troppo tempo, disciplinano il nostro territorio. Purtroppo la legge non distingue e quindi di fronte all’abuso siamo tutti perseguibili a prescindere dai motivi che ci hanno indotto a tanto”.

Quanto è grave il fenomeno dell’abusivismo da 1 a 10?

E’ un fenomeno importante ampliato soprattutto, ripeto, per le vigenti regole urbanistiche e paesaggistiche e per l’attenzione che Capri attira sempre. Purtroppo qui anche fare un terrazzo, un balcone, un piccolo locale tecnico, un ingresso, una sistemazione funzionale senza aver seguito le giuste procedure diventa un abuso e figura statisticamente come tale. A meno di pochi casi eclatanti individuati e perseguiti, non mi pare che, sul territorio comunale, si sia assistito alla costruzione indiscriminata di ville o ad un’attività speculativa nel senso immobiliare-commerciale, anche se è noto che il metro quadro a Capri ha un valore non trascurabile. Oggi addirittura la straordinaria manutenzione, il risanamento conservativo, la ristrutturazione richiedono specifiche procedure per cui anche intervenire sul patrimonio edilizio esistente, senza un’attenta valutazione di quanto si voglia eseguire, espone al rischio di abuso”.

C’è differenza tra Capri e Anacapri?

Non ho specifica conoscenza del fenomeno ad Anacapri. Indubbiamente la maggiore estensione del territorio anacaprese ha reso più difficile il controllo dell’attività edilizia ma sono certo che, per la gran parte dei casi, chi lo ha fatto, è stato spinto da esigenze abitative familiari. Il fenomeno dell’abuso totale per Capri si limita veramente a pochi casi per quanto ne sappia”.

Come funziona l’iter che va dai sigilli fino all’abbattimento?

Occorre distinguere la procedura amministrativa da quella penale. In caso di accertamento da parte dei competenti uffici di abuso edilizio, qualora questo non sia rimosso immediatamente, viene emanata ordinanza di sospensione lavori e, dopo massimo 45 giorni, una ulteriore ordinanza di demolizione delle opere riscontrate abusive. Decorsi 90 giorni da tale ordinanza, e sempre che l’abuso non sia stato sanato in quanto compatibile con le norme vigenti, gli uffici verificano l’ottemperanza al provvedimento e, in caso negativo, si da seguito alle procedure di acquisizione del bene al patrimonio comunale. Deve chiarirsi che l’acquisizione è finalizzata sempre e comunque alla demolizione dell’abuso da parte del Comune che, per quanto riguarda le spese, si rivale sul responsabile dell’illecito. Questa è la procedura ‘schematica’, ma naturalmente il cittadino ha diritto a difendersi con richiesta di sanatoria, ricorsi amministrativi, etc. che, spesso, rallentano o, addirittura, bloccano le procedure. Parallelamente alle procedure amministrative del comune, l’abuso ha anche risvolti penali dal momento che i responsabili vengono denunciati alla Procura della Repubblica e sottoposti a procedimento penale. Spesso la sentenza di condanna, oltre a prevedere sanzioni a carico del responsabile dell’abuso, contiene l’obbligo di demolizione delle opere abusive. Per le sentenze passate in giudicato, quindi non più appellabili, che prevedono anche la demolizione dell’abuso, il Giudice, verificato che non si è ottemperato alla demolizione, può attivare di sua iniziativa le procedure di ripristino dello stato dei luoghi. Se non sbaglio è quanto sta accadendo recentemente sia a Capri che ad Anacapri”.

Come funziona l’acquisizione a patrimonio pubblico di una costruzione abusiva?

Precisiamo che tale pratica è finalizzata, comunque, alla demolizione dell’opera abusiva. Praticamente il comune diventa proprietario dell’opera abusiva e procede alla sua demolizione. Norme nazionali e regionali prevedono, però, che in alternativa alla demolizione, il consiglio comunale può deliberare il mantenimento dell’opera abusiva se dichiara per essa l’esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico. E’ una procedura straordinaria sicuramente più complessa perché applicabile a condizioni molto particolari soprattutto per evitare che si pensi alla possibilità di una sua ‘indiscriminata applicazione’ anche per i casi di non estrema necessità sociale e abitativa e su un territorio di grande rilevanza ambientale”.

Allora chi ha realizzato un abuso deve rassegnarsi alla demolizione?

Rassegnarsi mai perché i risvolti giuridici e normativi consentono comunque di individuare percorsi e soluzioni che, come detto prima, potrebbero evitare o almeno alleviare il danno. Ma se i procedimenti repressivi amministrativi e, soprattutto, penali sono arrivati a conclusione, allora la possibilità di trovare una via d’uscita risulta sicuramente più limitata e non per tutti. Ecco perché oggi non è consigliabile far eseguire lavori senza le dovute autorizzazioni, né di credere che l’amministratore di turno possa facilmente far sanare l’illecito: procedure e responsabilità ormai sono ben individuate e non si può far finta di niente. Purtroppo i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

E se non si trova una soluzione, il territorio che diventerà?

Per quanto concerne il territorio voglio ricordare che esiste una specifica norma del nostro Piano Paesistico che obbliga, sulle aree derivanti dal ripristino dello stato dei luoghi, alla redazione di un apposito progetto che, unitamente alle demolizioni, debba prevedere interventi di riqualificazione ambientale. Penso che ogni istituzione che proceda alle demolizioni sia tenuta al rispetto di questa regola e perciò si potrebbe lavorare di concerto per limitate i danni al cittadino e per evitare che, per l’entità del problema, il territorio rimanga cosparso di macerie qualora non ricorrano i presupposti per il mantenimento delle opere”.