Un’analisi approfondita de “L’amica geniale” (parte 4)

Altri importanti personaggi femminili

Elena e Raffaella, le due protagoniste, non sono ovviamente le uniche donne di questo racconto. 

La serie di romanzi è popolata da una serie di altre figuri femminili, alcune rozze ed ignoranti, altre colte ed eleganti, alcuni irascibili o instabili, altre posate e seriose. 

Le donne del rione sono descritte in termini fortemente negativi: Elena racconta che, da bambina, immaginava “animali piccolissimi, quasi invisibili, che venivano di notte nel rione, uscivano dagli stagni, dalle carrozze in disuso dei treni oltre il terrapieno, dalle erbe puzzolenti dette fetienti, dalle rane, dalle salamandre, dalle mosche, dalle pietre, dalla polvere, ed entravano nell’acqua e nel cibo e nell’aria, rendendo le nostre mamme, le nonne, rabbiose come cagne assetate”.  

Le donne del rione sono descritte come più arrabbiate, più terrificanti, più feroci degli uomini in quanto “i maschi diventavano furiosi di continuo ma alla fine si calmavano, mentre le femmine, che erano all’apparenza silenziose, accomodanti, quando si arrabbiavano andavano fino in fondo alle loro furie senza fermarsi più”.

Il primo esempio femminile che le due bambine conoscono, è, ovviamente quello delle loro madri, accomunate anch’esse da una serie di elementi, ma, decisamente molto diverse: due donne le cui vite ruotano attorno alla casa, ai figli e a alla famiglia, abituate alla durezza e alla violenza della loro vita nello squallido quartiere. Tuttavia, mentre la madre di Lila, è una donna più docile e sottomessa, nei modi e nelle espressioni, quella di Lenù risulta molto più dura, severa e spigolosa, anche nell’aspetto fisico, definito dalla narratrice repellente. 

Oltre alle madri delle due protagoniste e alle donne del rione, relegate nella condizione di mogli che si prendono cura della casa e della famiglia, altre figure femminili di spicco risultano essere quelle legate all’istituzione scolastica, quali, per esempio la maestra Oliviero e la professoressa Galiani. 

La prima è una donna burbera ed esigente che, però si preoccupa profondamente dell’istruzione di entrambe le bambine, ricevendo una grave delusione quando apprende della scelta della famiglia di Lila di precluderle la strada della scuola; la seconda, posta al di fuori dell’ambiente del rione, diventa un riferimento decisivo per il successo accademico di Elena.

L’essere donna, nella serie di romanzi, viene analizzato in tutte le sue sfaccettature. 

Essere donne nelle zone più periferiche e povere del sud Italia degli anni Cinquanta significava essere percepite come proprietà private prima dei padri e dei fratelli e, successivamente, dei mariti, significava non avere la possibilità di decidere delle proprie relazioni, del proprio futuro e della propria vita, significava dover combattere per un diritto fondamentale della persona, il diritto all’istruzione. 

Essere donne nel contesto e nell’epoca nei quali le vicende delle due protagoniste de “L’amica geniale” sono ambientate significava dover convincere le proprie famiglie della propria bravura in ambito scolastico e della propria predisposizione allo studio, significava essere oggetti e merci di scambio, dover accettare per forza il ruolo socialmente imposto di madre e di moglie. 

Maria Sofia Falco