Scrivo da Capri #10 – Il posto più bello del mondo

Distesa sulla spiaggia si perdeva nell’orizzonte lontano, le onde le lambivano dolcemente le caviglie ed il sole tiepido della primavera diffondeva un dolce calore sulla sua pelle infreddolita dall’inverno. Un gruppo di delfini si divertiva con giochi d’acqua e in lontananza lo sbuffo di una megattera creava zampilli improvvisi. Capri era il paradiso! A poca distanza da lei alcuni turisti si crogiolavano al sole di maggio assaporando l’odore del mare. Nella baia di Marina Piccola solo alcune canoe colorate e le boe del parco interrompevano la continuità della distesa salata. Sara faceva castelli di sassi accanto a lei.

“Mamma mi racconti di nuovo la storia di tanti anni fa?”

“Ma l’hai già sentita tante volte! Vogliamo fare a chi fa fare più salti ai sassolini sull’acqua?”

“No, dai, raccontamela di nuovo!”

“Era prima che tu nascessi, prima della grande epidemia che ha reso la nostra isola di nuovo così bella.”

“E come era Capri allora, mamma?”

“Vedi questa baia che si apre davanti a noi? In estate vi gettavano l’ancora miriadi di barche, grandi come navi o piccole come canoe, erano talmente tante che quasi il mare non si vedeva più e le loro ancore distruggevano tutto quello che trovavano sul fondo del mare. Vedi laggiù lo Scoglio delle Sirene e i Faraglioni di fronte? Ebbene, potevi andare da un punto all’altro saltando di barca in barca. Il mare era spesso ricoperto da una densa schiuma biancastra nella quale eri costretta a nuotare.”

“E i delfini? Come facevano a saltare?”

“I delfini disertavano la nostra isola. Non vi era più posto per i loro giochi.”

“Doveva essere molto triste il mare senza i delfini!”

“Certo. E non solo erano spariti i delfini ma le stelle marine non coloravano più le rocce, i paguri non ti facevano più il solletico sulla mano, i gamberetti erano spariti dagli anfratti degli scogli. Quando facevi snorkeling con la maschera sembrava di sorvolare un deserto!”

“E dimmi, mamma, c’erano tanti ricci come adesso?”

“No, Sara. I ricci erano del tutto scomparsi, ne intravedevi qualcuno molto ma molto in profondità, così come erano sparite molte specie di pesci.”

All’improvviso una piccola tartaruga si avvicinò alla riva, seguita dalla sua mamma. Sara urlò di gioia e l’accarezzò sul carapace.

“Vedi, anche le tartarughe avevano abbandonato il nostro mare così come gli ippocampi! Ora, però, andiamo, si è fatto tardi!”

Sara allungò la sua manina in quella di Ludovica ed entrambe si inerpicarono sulla scaletta che le avrebbe portate in centro a Capri. La chiesetta di Sant’Andrea era ancora lì ma la strada carrozzabile era stata sostituita da una pista ciclabile che si snodava tra aiuole variopinte e un percorso pedonale che guardava al panorama mozzafiato. Sara e Ludovica ripresero le loro bici e si incamminarono verso casa godendosi il silenzio e l’aria cristallina. Da quando l’isola, dopo la pandemia del 2020, aveva fatto una scelta ecologica e di rispetto ambientale, tutte le auto a benzina erano state sostituite da piccole auto elettriche, silenziose e pulite, che accompagnavano solo coloro che non potevano camminare o usare la bici. Arrivate nella città alta, parcheggiarono le bici e si diressero verso la piazzetta, con i suoi bar vocianti dove i turisti che giornalmente prenotavano la loro visita sull’isola si godevano il passaggio.

Alcuni ragazzi ciondolavano davanti alle vetrine scambiandosi battute, una coppia sedeva comodamente gustandosi un grande cono gelato. I tavolini erano al completo ma tutto era calma e serenità e silenzio e allegria e rilassatezza.

“Sai che qui prima della pandemia vi era un mare di gente?”

“Davvero?”

“Sì, la piazzetta era gremita di persone che arrivavano come cavallette, non vedevano nulla, non si inerpicavano su Monte Tiberio o Monte Solaro, non si insinuavano nelle stradine, rimanevano qui, incastrate le une alle altre, schiacciandosi a vicenda. Era impossibile passare! Formavano un muro invalicabile! Poi venne la pandemia. L’isola si svuotò. I negozi erano chiusi. Le stradine deserte e trascurate. I pochi passanti con il volto coperto dalle mascherine si incrociavano con passo veloce scambiandosi sguardi disorientati. Furono anni bui. Il virus poi fu sconfitto e con la sua morte Capri rinacque a nuova vita. Completamente trasformata, riconquistò la sua antica bellezza.”

“ Vogliamo andare al porto a vedere le barche? Così possiamo salire su quella del nonno?”

Sara e Ludovica si avviarono verso la piccola funicolare rossa che portava al porto di Marina Grande. Da quando gli sbarchi erano stati programmati, Marina Grande era diventata un luogo di pace e silenzio in cui si poteva di nuovo ascoltare lo sciabordio delle onde sul bagnasciuga mentre si bighellonava tra le barche.

Lo scivolo sul quale riposavano le piccole barchette a remi che portavano alla Grotta Azzurra era lì e le onde lo accarezzavano nel loro eterno ondeggiare. A cadenze regolari attraccava una nave o un aliscafo e il vociare dei turisti si disperdeva nell’aria. Occhi curiosi, volti sorridenti e felici assaporavano la salsedine e si lasciavano cullare dal brusio delle onde, già pregustando il loro soggiorno rigenerante ed esclusivo in un luogo da favola, ridente e silenzioso.

“E qui come era prima della pandemia? Anche qui c’erano tante persone come in piazzetta?”

“Certo, qui era anche peggio! Arrivavano aliscafi e navi ogni dieci minuti e vomitavano a terra masse enormi di turisti urlanti che non sapevano dove andare né cosa fare. Il rumore delle auto e dei camion era assordante. Neppure ti rendevi conto di essere al mare! Non l’odore salmastro ma solo fumi e benzina raggiungevano le tue narici e tra schiamazzi di persone, auto che rombavano, sirene che fischiavano era impossibile percepire la melodia del mare. Tutti correvano di qua e di là senza una meta precisa e poi si imbarcavano di nuovo sulla nave o sull’aliscafo e ritornavano da dove erano venuti. Era un incubo!”

Mano nella mano Sara e Ludovica si incamminarono lungo la strada pedonale punteggiata di fiori profumati e raggiunsero il porto turistico dove le barche che avevano prenotato il loro soggiorno ondeggiavano dolcemente. Erano quasi tutte barche a vela o piccole imbarcazioni ecologiche. Una leggera brezza passava tra le sartie e i pinnacoli e scompigliava i loro capelli. Altre mamme e bambini erano lì a godersi il sole, il mare e la vista di quelle splendide vele. Sara e Ludovica giunsero alla fine del porto, si sedettero sul bordo del molo con i piedi rivolti all’acqua e perdendosi nell’orizzonte lontano si abbandonarono alla felicità di vivere nel posto più bello del mondo!

Andromeda