Un caffè con Capri #12 – Neo-nostalgia

Michele Di Sarno. –

Da gran cerimoniere qual è, Giuseppe Pagano mi fa strada suggerendomi di fidarmi del mio fiuto o, più letteralmente, del mio olfatto: seguo, quindi, un inebriante profumo di crema pasticcera e di zucchero a velo con note di vaniglia e mi ritrovo nel cortile della Signora, questa volta adornato dai mattoncini rossi e il colonnato bianchissimo di Piazza Diaz, la Terrazza della Funicolare, per noi confidenti.

La zeppola di San Giuseppe è un dolce quasi sacro, che accende tifoserie del “cotto al forno” che non si arrendono nonostante la schiacciante maggioranza del “team fritte”. La Signora ne offre un paio, per ogni gusto, su un piccolissimo buffet allestito sulla terrazza.

“Ho sperimentato una sensazione nuova, oggi: credevo che la nostalgia fosse un sentimento polveroso, umidiccio, scatenato da rimpianti di un passato lontano. Invece, quel che sento è una forma di neo-nostalgia: la zeppolata in Piazzetta è una tradizione che fu ripresa recentissimamente e il fatto che per il secondo anno di fila non abbia luogo mi dispiace, benché sia fiduciosa del fatto che si tratterà dell’ultima volta”.

Giunti ad un certo numero di incontri, non credo di sbagliarmi nel cogliere una sfumatura positiva in questa riflessione: glielo faccio notare.

“Sì! O, almeno, spero lo sia anche per voi: questo periodo orribile sta facendo crescere in me l’empatia anche verso le manifestazioni più piccole e che io stessa davo per scontate. Ho accolto presidenti e principesse, film e quadri meravigliosi: eppure, restituirei tutto ad un nuovo volere del destino pur di riavere, ecco, i ragazzi dell’Istituto Alberghiero emozionati nell’esibirsi nelle loro evoluzioni con giacche e cappelli da piccoli chef: il passato determina il mito, il presente tiene insieme i pezzi dell’anima“.

Spero che questo profumo mi resti addosso per un altro anno. Solo un altro anno.