Addobbo nababbo, addobbo che snobbo

di Michele Di Sarno.

Capri e Anacapri, per chi non lo sapesse, sono ancora due comuni. E si vede. O meglio, accadono cose che permettono di convincersene.
L’ultima, in ordine di tempo, riguarda l’opposto criterio di investimento nelle tipiche luminarie natalizie, l’unica tradizione collettiva che l’era pandemica consente.

Capri ha scelto di arricchire maggiormente strade e slarghi, puntando sulla quantità e su addobbi semplici; Anacapri, attraverso un post molto esplicativo, ha comunicato d’aver deciso di riutilizzare le luminarie dello scorso Natale che il comune di sotto vide distruggere dalle assurde giornate di forte vento.

La questione, come era prevedibile dopo l’annuncio della Lista Anacapri, ha diviso l’opinione pubblica che si è schierata a favore dell’uno o dell’altro criterio.

Per quanto – si dirà – di questi tempi ci siano cose molto più importanti a cui pensare, questo pretesto potrebbe farci allenare a diversificare le nostre chiavi di lettura di fronte anche a fatti di rilevanza piuttosto leggerina, come questo.

Ovvero: e se avessero fatto bene entrambi? Se fossero giusti tutti e due i ragionamenti? Il risparmio economico potrebbe essere importante tanto quanto l’esorcizzazione – almeno per i bambini e gli anziani – di quest’anno terribile e dell’incertezza (che genera stati d’animo ancora peggiori) sull’immediato futuro?

La maggior parte dei bambini non si accorgerà nemmeno che le luminarie ad Anacapri sono le stesse dell’anno scorso o, se sì, non se ne farebbero certamente un cruccio; giù Capri – ma ciò non esclude sia possibile anche su, anzi – la sensazione sarà quella di un mondo incantato fuori casa, quella casa in cui non è possibile sfuggire a tutti i telegiornali e i bollettini delle diciassette.

Che ci sia poco da festeggiare lo sappiamo noi e lo sa ancora meglio chi amministra i due comuni: non c’è da farne una questione etica perché sappiamo a chi e a cosa servono queste luminarie, indipendentemente da quando, come e perché siano state acquistate.

“Meglio loro”, “Meglio noi” sono considerazioni che vogliono per forza dare una connotazione etica, nonché divisiva, a qualcosa che accade in un periodo in cui il rischio di accarezzare la povertà è probabile esattamente quanto il ritrovarsi segnati psicologicamente da quanto sta accadendo (e sappiamo che entrambi i rischi, qualcuno li sta già sperimentando in via effettiva).

Ben venga il risparmio, ben vengano anche piccole illusioni che tengono accesa la speranza.