Cronaca di un mattino di caos al Capilupi

di Michele Di Sarno. –

Magari fosse stato solo il leggero ritardo del personale pendolare del Capilupi (dovuto ai soliti s-collegamenti marittimi) ad aver influito su quello che si è rivelato un pessimo mercoledì mattina!

In attesa dei prelievi, assente qualsiasi sistema di controllo della fila perché erano finiti i numeretti nell’apposito distributore, nemmeno un foglio e una penna, per dire: totale autogestione, con taluni che entravano prima perché si dichiaravano malati gravi, con conseguente e crescente nervosismo delle circa venti persone presenti, alle prese anche con il caldo e con le mascherine.

A proposito di dispositivi e norme anti-Covid, all’ingresso e certamente in sala d’attesa assente il gel igienizzante per le mani. Sì, in un ospedale: è come andare al bar e non trovare il caffè.

Piccolezze, certo, anche a fronte di un personale medico che ce la mette tutta ogni giorno per tutelare la nostra salute e fronteggiare problemi ben più seri. Però poi se ci si mette anche la gente…

Infatti, la cosa che sembrerebbe più sconcertante è forse un geniale passatempo ideato per ingannare l’attesa: per via del caldo, la porta della stanza prelievi rimane aperta anche durante le prestazioni, con le persone che si affacciano dentro come se si trovassero davanti alla vetrina di Prada.

Le responsabilità di chi muove dall’alto la macchina ospedaliera terminano qui, perché resta comunque grave che la gente, una volta chiamata al buon senso, approfitti di queste carenze per sentirsi giustificata nella propria inciviltà.

Insomma, una mattina da farsi andare il sangue alla testa. E magari farselo prelevare direttamente dalla tempia, per acquietarsi un po’.