Fatemi scrivere cose belle
di Claudia Catuogno. –
Fare il giornalista a Capri è difficile assai.
Finisci sempre per toccare qualche nervo scoperto e diventi malamente.
Per quanto cerchi di barcamenarti in equilibrio precario, su questo scoglio di poche anime si finisce sempre per beccare il politico permaloso, il fratello dell’amico arrestato per spaccio, l’abuso edilizio di tizio, l’avviso di garanzia di caio. Siamo pochi, chest’è. Ed ecco che all’ombra dei Faraglioni avviene la magia: la colpa di un reato, lo scandalo, la caduta di stile passano dall’autore al giornalista, reo di averlo scritto. Eh si, perché qua la colpa è sempre di chi scrive la notizia, mica del protagonista del fatto. E ci si piglia la confidenza di decidere chi deve scrivere cosa e come, di mettere in atto piccole ripicche, di mentire. Così si girano le frittate, si denigra il lavoro altrui, ci si erge a giudici senza averne competenze.
Si scavalca il confine della libertà di stampa e del diritto di cronaca e di critica, complici alcuni “colleghi” a cui piace assai “azzuppare il pane” e stare a servizio. Sia chiaro, qui nessuno tira fuori acqua santa dall’ombelico, come si suol dire. Però la differenza ci sta eccome. Io non ho problemi a scrivere di nessuno, nel bene o nel male. Non divento nemica giurata, solo perché sottolineo uno stato di cose che non va o mi faccio portavoce di una battaglia in cui credo.
È il mio mestiere e se non scrivo – come piacerebbe a tanti di voi – non vengo pagata. Ma non faccio marchette. Io non sto a libro paga di nessuno. Non ho legami che mi costringono in favore di uno o l’altro. E no, non mi sto zitta di fronte ad un’idea disastrosa, come quella del pontile allo Smeraldo, al parco giochi che ancora non c’è (ma il nuovo progetto pare sia stato approvato, però non si riesce ad avere una misera notizia), al disastro a Villa Jovis, per citare le ultime tre cose che mi hanno mandato in bestia e diventare bersaglio di telefonate isteriche, minacce ed offese. Badate bene: io mica mi diverto a scrivere di come sta inguaiato lo scoglio. Io voglio scrivere cose belle, di bei progetti, di iniziative culturali di spessore, di risultati, pure dei vip pezzotti che sbarcano d’estate.
Sì, i miei più cari amici fanno parte della minoranza. E ancora sì, abbiamo la stessa visione di come vorremmo lo scoglio. E sempre sì tanti di noi sono impegnati nel sociale e nel volontariato. È una colpa? No! Io non giudico cosa fate nel privato o chi appoggiate, semmai lo faccio se non azzeccate due parole di italiano e ignorate totalmente come funziona la cosa pubblica… ma questa è un’altra storia. Faccio un appello agli amministratori, al sindaco Marino Lembo: fammi scrivere cose belle. Riempite la mia posta di comunicati, di foto, di colpi messi a segno per il bene dell’isola, di problematiche risolte. Fatemi ricredere. Fatemi capire dove stiamo andando a parare, dove porterete lo scoglio fra 5 anni. Voglio qualcosa di concreto, di tangibile, e non vestiti su misura per quelle famose cambiali elettorali, che io credevo – e speravo – fossero solo leggende metropolitane. Sia chiaro, però. Senza bavaglio. Solo la promessa che quando farete una cosa bella, io ne scriverò.
Aspetto solo questo. Senno resterò sempre una spina nel fianco, impossibile da controllare (e ricattare).