I fogli nel cassetto #5: La Piedigrotta Tiberiana

– Ugo Canfora –

Anche quest’anno come da tradizione si è tenuta (salvo condizioni meteo, andiamo in stampa prima dell’evento)  la Piedigrotta Tiberiana, l’antichissima sagra folkloristica e gastronomica in onore di Santa Maria del Soccorso. Quello che forse non tutti sanno è che il futuro della festa è a rischio. Nonostante la bravura e l’impegno del comitato che si prodiga con dedizione per la buona riuscita del tutto, c’è un grosso problema: in poche parole c’è bisogno di nuovi volontari che si affianchino all’esperienza dei senior di Tiberio. Fermiamoci a riflettere: cos’è per noi capresi la Piedigrotta Tiberiana? Per alcuni è un appuntamento immancabile senza se e senza ma, per altri è quella festa dove “No, quest’anno non vado perché il cantante non mi piace proprio, non vado perché c’è rischio di pioggia, non vado perché è lontano”. Fatto sta che la sera della festa alla fine ci ritroviamo tutti sulla strada per Tiberio, incuranti della salita e degli eventuali acquazzoni settembrini, a marciare a passo spedito verso Fondo Poma, accelerando in salita con la speranza di piazzarci a buon punto nella fila per assaggiare le pietanze preparate dalle signore della contrada. Ovviamente sgranocchiando noccioline e mandorle glassate, caramelle gommose e lupini che ci eravamo ripromessi di non comprare perché fanno male e dei quali, invece, abbiamo fatto incetta. Ed ovviamente arriviamo su e ci sediamo sulle rocce fra l’erba, incuranti delle zanzare, fino all’ultima nota dello spettacolo, rigorosamente come da copione: comico, cantante o gruppo, premiazioni e presentatore dalla voce rauca. Perché tutto ciò? Nonostante le occasioni per fare festa d’estate non manchino, la Piedigrotta Tiberiana ha qualcosa in più: senza ombra di dubbio è una delle ultime espressioni della Capri autentica e quell’accoglienza semplice e allegra è impossibile da trovare altrove, così come l’orgoglio dei “Tiberiani” il cui impegno non si ferma solo al giorno della festa, ma caratterizza tutto il lungo periodo dei preparativi. E sono proprio i membri storici del Comitato a lanciare l’appello: “servono forze fresche, servono giovani che ci aiutino a portare avanti questa tradizione. Il lavoro di preparazione, fra la parte gastronomica e quella logistica, con gli impianti eccetera, è immenso. E confidiamo anche in un maggior entusiasmo da parte della popolazione nel partecipare alla raccolta fondi perché le spese sono alte, ed i proventi della sagra ne coprono solo una minima parte”. C’è bisogno che ognuno faccia la propria parte per far sì che questa tradizione non scompaia.