Cos’è un Area Marina Protetta
– Costanzo Cerrotta –
L’Amp è stato l’argomento dell’estate 2019, appena trascorsa all’insegna dell’accerchiamento.
Se vogliamo lasciare inalterata anche per il futuro remoto la bellezza di Capri e del suo mare non possiamo prescindere dall’introduzione di un “parco marino”. Si ha un po’ la sensazione che tutti la cercano ma nessuno la vuole… e comunque pochi sanno esattamente cosa è. Cioé (non si dovrebbe mai iniziare una frase con cioè ma rende meglio l’idea) tutti la considerano necessaria perché veramente l’assalto é diventato insostenibile ma sotto sotto molti pensano “vabbè ma tanto non la faranno mai” perché immaginano che sarebbe economicamente un guaio. Ma se viene creata e ragionata soprattutto dai due comuni senza pilloloni calati dall’alto, credo che i benefici a lungo termine potrebbero essere maggiori dei riflessi economici per alcune attività.
Visto che tutti dicono di volerla, facciamo un passo avanti e cerchiamo di capire meglio cosa è una Amp e come funzionerebbe realmente. Le Aree Marine Protette “…sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono“. Sono amministrate da un ente gestore (generalmente i comuni interessati in consorzio) delegato dal Ministero, affiancato dalla Commissione di Riserva, formata da un rappresentante del Ministro, un esperto designato dalla Regione, uno dai comuni insieme ad altre posizioni. Il regolamento dell’Area Marina é proposto dall’ente gestore, sentito il parere della Commissione di Riserva, ed è approvato con decreto del Ministro dell’Ambiente. Le Aree Marine Protette generalmente sono suddivise al loro interno in diverse tipologie di zone denominate A, B e C e alcune volte anche D.
La finalità è quella di assicurare una gradualità di protezione al fine di coniugare conservazione dei valori ambientali con la fruizione ed uso sostenibile dell’ambiente marino.
Zona A – E’ il vero cuore della riserva.Generalmente si tratta di uno spazio delimitato, non territorialmente esteso, dove vige il divieto integrale di qualsiasi tipo di attività, pesca, navigazione, accesso e sosta con limitate deroghe.
Zona B – E’ quella di riserva generale, dove sono consentite una serie di attività regolamentate ed autorizzate, che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell’ambiente, influiscono con il minor impatto possibile. Ad esempio é possibile la navigazione a velocità ridotte ma non l’ancoraggio. Anche questi spazi non sono molto estesi.
Zona C – E’ di riserva parziale. Rappresenta la fascia tampone tra le aree di maggior valore naturalistico ed i settori esterni all’Area Marina Protetta, dove sono consentite e regolamentate – oltre a quanto già consentito negli altri spazi – le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell’Amp ricade in questa fascia.
Ecco, il difficile sta tutto qui. Ragionare e capire come stilare il regolamento dell’Amp di Capri modulando queste tre o quattro zone in un confronto tra comuni, autorità marittime, il Ministero dell’Ambiente e tutte le parti interessate, cercando di coniugare la salvaguardia naturalistica con lo sviluppo del sistema economico locale. La soluzione migliore potrebbe essere creare tante micro zone A in corrispondenza delle cale più belle. A titolo meramente esemplificativo cito il tratto di mare intorno alla Grotta Verde, dove si potrebbe fare una deroga solo per la balneazione; altrettante zone B circostanti che prevedano la navigazione a velocità ridotte entro determinate distanze senza possibilità di ancoraggio (tipo ‘cuscinetto’ di protezione delle coste). E si potrebbe estendere la zona C il più possibile, magari con l’introduzione di campi boe per evitare la deforestazione di posidonia, con ‘strade marine’ sempre delimitate per l’attracco dei tender dei mega yacht ancorati nella zona C o fuori dall’Area Marina Protetta. Ma qui veramente si apre un mondo di variabili e non è questo il luogo per entrare nella sintonizzazione fine, nei dettagli. L’intento di questo approfondimento é quello di spiegare che un’Amp ben studiata – e chi meglio di noi conosce il nostro mare – può conciliare la salvaguardia del territorio con gli interessi di settore. I giri dell’isola si potranno sempre fare, magari a velocità ridotte e non buttando l’ancora dove ci pare, ma non ci sarà alcun tracollo economico. Anzi. Potrebbe essere un’occasione unica per reimpossesarci del nostro mare.
Come? Ho analizzato alcune realtà italiane e ci sono spunti di modulazione molto interessanti. L’Area Marina Protetta delle Egadi, ad esempio. Ecco cosa prevede. I divieti della zona A: navigazione, accesso e sosta di navi e natanti di qualsiasi genere e tipo. Attività autorizzabili nella zona A: navigazione e sosta senza ancoraggio di natanti appartenenti ai cittadini residenti nel comune di Favignana (!) per lo svolgimento di attivita di visite guidate in superficie o subacquee, in gruppi non superiori alle 30 persone. Chi autorizza? Il Comune di Favignana!
Altro esempio per la zona B: divieto di navigazione e sosta entro i 500 metri dalla costa di navi e natanti di qualsiasi genere. Attività autorizzabili nella zona B: navigazione e sosta di natanti entro i 500 metri dalla costa appartenenti ai cittadini residenti o proprietari di abitazioni nel comune di Favignana (!).
Un uovo di colombo praticamente per salvaguardare le coste dell’isola ed, in nome del rispetto di natura e paesaggio, allo stesso tempo evitare che Capri continui ad essere considerarata l’acquapark della costiera sorrentina e amalfitana, assicurando la continuità economica ai capresi che in questi anni hanno investito nel settore.
Quello che si vuole dimostrare è che se viene lasciata ai comuni – nel senso esteso del termine – la direzione tecnica della realizzazione dell’Amp e del suo regolamento sicuramente si dovranno cambiare alcune abitudini rispetto ad oggi: in alcuni tratti intorno all’isola, ogni operatore economico ed ogni cittadino diportista dovrà fare un passo indietro ma si potranno creare altri circoli virtuosi nel pieno rispetto del mare, del territorio e del tessuto economico locale.