Un caffè con Capri #9 – Il fascino dell’imprecisione

Michele Di Sarno. –

Un giovane Edoardo Vianello, con la trascinante simpatia un po’ ruffiana che solo i romani sanno suscitare, mi aspetta all’esterno del solito bar, mentre si riscalda le mani col bicchierino di caffè. Fa strano vederlo a Capri, fa strano vederlo giovane, fa strano vederlo…d’inverno!

“Giovanotto, è lei che il giovedì va a chiacchierare con la Signora? Direi di sì, corrisponde perfettamente alla descrizione!”
Non oso immaginare come abbia potuto descrivermi Giuseppe, ma il fine ha ampiamente giustificato i mezzi.

Attraversiamo il solito cunicolo che divide l’oggi reale da quello comunque possibile e siamo, ancora una volta, nella sublime tenuta della Signora. Vianello indossa una giacca bianca à la Sinatra che, giuro, un attimo fa non aveva. Seguo lo showman per il vialetto a destra del cortile e andiamo al solarium. Fa quasi caldo, ora.
La piscina è quella, celebre, della Canzone, il cui design riprende il perimetro dell’isola. Il cantante va dai musicisti e dai fonici per le prove.

La signora è sul lettino bianco a strisce azzurre, ovviamente il primo della fila: dal solarium si vedono i Faraglioni ma, inspiegabilmente, anche il Faro, la Grotta Azzurra, e, più su, l’Arco Naturale. Cose che accadono solo qui.
La padrona di casa indossa un cappello nero a falda larga, molto simile a quello che abbiamo tutti stampato nella memoria mentre impreziosiva il viso di Audrey Hepburn. È tutto meravigliosamente anni ’60.

“Vuole una coppetta di Martini? Ah, che giornate stupende ci stanno capitando. Sole pieno, tutto il giorno! Io l’ho vista, eh, come tutti a spiattellare ogni mio anfratto su quella diavoleria, lì…ecco, Instagram”.

La Signora ha detto Instagram: ha sdoganato i social, sarà mica diventata digitale appresso a noi?! No, dovrei saperlo ormai: nessuna delle sue parole è lasciata in pasto ai convenevoli o all’inutile pour parler.

“Scattando qua e là, avete mai pensato a come abbia fatto ad essere regina anche nell’era della perfezione o, in nome del politicamente corretto, dell’imperfezione programmata? Non si è mai stupito, lei, nell’inquadrare uno scorcio di paesaggio nonostante quella pietruzza fuori posto, quella foglia ingiallita sulla strada, quella casetta diroccata sullo sfondo? Altrove sarebbe stata tagliata via con qualche artificio, con me accade una magia: il difetto si mimetizza nello scenario e si eleva a caratteristica.

Io non sono perfetta, né imperfetta: mi diverto ad essere imprecisa. L’imprecisione mischia le cose, crea ogni volta nuove vedute d’insieme, si trasforma di sguardo in sguardo e attraversa trasversalmente canoni e paradigmi senza lasciarsi imprigionare da nessuno di essi”.

Rifletterò. Intanto il twist di Vianello è cominciato: sono tutti già scatenati con le gambe ad angolo. Io tengo il tempo, sia passato che presente, col piede.