Un caffè con Capri #2 – Un’allegria sospetta

Questa volta tutto avrei immaginato, tranne che trovarla così di buon umore. Anzi, mi ero addirittura prefigurato l’ipotesi che non si presentasse al nuovo appuntamento, dopo queste ultime settimane vissute tra notiziacce e smentite, tra voci e silenzi. Invece eccola, tranquilla e regale al solito tavolino, sempre in anticipo rispetto a me perché, come dice lei: “L’attesa per una dama è più palpitante quando sai che è lei ad attenderti”.

Leggendomi nel pensiero, già con i caffè pronti e magicamente ancora bollenti, prova subito a motivare il suo sorriso alla mia espressione perplessa e dubbiosa: “Creda, ho riso di gusto quando ho letto che avrei ospitato un focolaio di Coronavirus: quale altra reazione c’era da avere? La stagione è magrissima per tutti, dall’Emilia alla Calabria ed io, che almeno nei fine settimana risulto ancora così desiderata, entro di diritto nella lista nera di qualcuno. È sempre stato così, per le grandi”.

Vanitosa, ma ha ragione. Quest’isola non è un tentativo, non può esserlo: il mondo non viene a Capri per vedere com’è, ma perché sa com’è. Eppure, ne resta incantato come se non ne avesse mai avuto un’idea.

Tuttavia, non posso negare d’avere l’impressione che su quel volto di pietra la sua allegria appaia stanca: non finta, certamente rassegnata. Ho temuto una reazione infastidita nel farle notare questa mia sensazione: sorprendendomi ancora, nell’intuirmi preoccupato per lei, Capri s’adombra di una luce più vera, come se non aspettasse altro che qualcuno non si facesse bastare quella sua pazienza materna: “Sa, io sono abituata a rialzarmi da sola – anzi, non ricordo d’esser mai caduta, se non per finta – però sarei più orgogliosa di voi, miei figli, se qualche volta vi anteponeste a me, compatti, nel difendermi. Siate più equilibrati, ammonendo di più la superficialità ma senza assecondare la paura!”.

Io adoro ascoltarla e vorrei evitare di fare domande per non apparire distratto, però non posso non chiederle di approfondire l’ultimo passaggio: è una tentazione fortissima sapere come lei, che ha vissuto guerre, saccheggiamenti e compravendite, interpreta questa straniante condizione dell’uomo moderno ai tempi della pandemia.

“Siete divisi in due blocchi, nel cui merito non entro: chi è preoccupato dal virus e chi no. E commettete entrambi il medesimo errore: aspettare – reconditamente, per carità, senza volerlo – che accada qualcosa che avvalori una delle vostre, rispettive tesi. Così facendo, proliferano sia i mistificatori della realtà che gli irresponsabili in libertà, figure che, nell’intento di proteggermi l’una dall’altra, mi stanno danneggiando. Entrambe.”.

In effetti, ci chiedono solo di indossare delle mascherine. Niente di più, niente di meno.

“Appunto: quante volte ne ho dovute indossare io per proteggermi da voi? Se l’è mai domandato?”.

Non so se ci sarà una terza occasione per incontrarci: so, però, che non vorrò rivederla così.