Un caffè con Capri #1 – “Un invito accettato”

di Michele Di Sarno. –

Era solo un pensiero da affascinato cittadino, tra me e me: “Capri, vorrei tanto poterti parlare…”.
Eccola, accomodata sul divanetto, una figura incantevole davanti alla quale subito ho capito che mai avrei dovuto darle del “tu”.

Un po’ Mina, un po’ Sophia Loren: no, non nell’aspetto che è letteralmente indescrivibile, ma nell’atteggiamento con cui pare chiudersi pur continuando a far risuonare il proprio mito, eppure dando la sensazione di essere pronta ad esplodere di colori e di mediterraneità qualora ci fosse una cerimonia in vista.
“Due caffè, signora?”, le chiede il cameriere, indicandomi con lo sguardo. Lei mi scruta per un attimo: “Leggermente lunghi, grazie”.
Meglio di niente, come inizio: il caffè espresso è per chi ha premura di andar via, il tè vuol dire avere molto da dirsi. Confortato dal suo accenno di disponibilità, le porgo la domanda più banale, che è anche quella che mi interessa di più farle, ovvero come sta.

“Sa, ho difficoltà a risponderle. Tutti a chiedermi com’era ai tempi di Jacqueline, di Edda e di tutto ciò che si trova in libri e opuscoli alla portata del mondo: chi mai si impegnerebbe a raccontarmi per come sono oggi, senza desistere di fronte al rischio di annoiare i lettori? Avrà mai il coraggio di dire che da tanto tempo mi sento come un museo?”.
Mentre ci viene servito il caffè, le faccio notare l’importanza storica e culturale che hanno i musei, ma a metà frase noto che mi sta lasciando parlare solo per educazione. Quindi taglio corto e ascolto. “Il rovescio della medaglia di un museo lo ha mai visto? Quelle opere, pur brillanti di vita, sono immobili! Ed è così che io mi vedo: continuamente rivissuta, eppure non vivo. Desidero essere teatro per scene e storie inedite, essere oggetto di attenzioni nuove, custodire segreti e rivelarli tra cent’anni. Io sono solo terra e pietra, il cuore è cosa vostra. °
Spero di averle risposto come s’aspettava”. Sipario: dev’essere amareggiata.


Come uno spasimante, le chiedo se potrò mai rivederla.
“Sperarlo davvero già le dà discrete possibilità”.