Oggi ti consiglio… “Uno, nessuno e centomila”
Oggi voglio consigliarvi un altro classico della letteratura italiana: “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello.
“Uno, nessuno e centomila”, pubblicato nel 1926, dall’autore siciliano Pirandello, è un’opera che si concentra sul delicato tema dell’identità di un individuo. In particolare, l’autore si focalizza sull’impossibilità di cogliere una verità assoluta non solo sulle persone che ci circondano ma anche su noi stessi.
Il protagonista del romanzo è Vitangelo Moscarda, attorno al quale si sviluppa l’intera vicenda: tutto, infatti, parte dai suoi complessi pensieri e dallo studio della sua persona.
Questo personaggio attraversa una profonda crisi, originata da un difetto fisico apparentemente insignificante, il suo naso storto, ma che lo porta a scivolare in una spirale di incertezze e dubbi sul proprio conto. Vitangelo inizia a interrogarsi non solo su come gli altri lo vedano, ma anche su chi lui stesso sia veramente. Qual è la verità? Qual è l’autentica forma di una persona? Quella nella quale si riconosce la persona stessa o quella che gli altri vedono?
Questa crisi cresce sempre di più fino a condurre il protagonista ad una sorta di disfacimento psicologico: Vitangelo decide di distaccarsi progressivamente dalle convenzioni e dalla società che le impone, fino a rinunciare a tutto ciò che lo lega alla sua precedente visione dell’esistenza.
Pirandello, attraverso la sofferta evoluzione di Vitangelo, riflette e critica una società che si basa su convenzioni, maschere ed etichette convenzionali e predeterminate.
Con questa profonda opera, l’autore esplora con attenzione le sfaccettature dell’interiorità umana ed analizza la decostruzione dell’io, mostrando come ogni persona sia, appunto, uno, nessuno e centomila: ognuno di noi, è, infatti, uno, secondo la propria percezione, centomila, perché ogni persona esterna ci percepisce in modo differente e, in conclusione, nessuno, perché l’idea che abbiamo di noi stessi non coincide con la percezione che gli altri hanno di noi.
L’identità è, dunque, un costrutto che cambia a seconda delle circostanze e delle percezioni altrui.
L’ironia pirandelliana è largamente presente all’interno del romanzo, rendendolo non solo un’indagine profonda e sentita sull’identità, ma anche una critica pungente alla società, ai suoi stereotipi e alle sue forme prestabilite ed asfissianti.
“Uno, nessuno e centomila” è, quindi, certamente un romanzo profondamente filosofico, che mette in discussione le fondamenta stesse dell’identità umana. L’opera, con il suo stile raffinato e i suoi temi esistenziali, rimane uno dei capolavori della letteratura del Novecento e, conseguentemente, un classico, a mio modo di vedere, imperdibile.
Maria Sofia Falco