Dal punto di vista di… Teresa Bianca Martucci Schisa, vicepresidente Associazione 31 salvatutti.
Disagio giovanile, abuso di alcool e sostanze, imprudenza alla guida. Problemi purtroppo ovunque all’ordine del giorno e possibili e fattive soluzioni delle quali parliamo con Teresa Bianca Martucci Schisa, tenace e determinato avvocato napoletano e madre di tre figli, vicepresidente dell’Associazione 31 salvatutti che si occupa di tali tematiche e non solo.
Avvocato, come nasce l’Associazione 31 salvatutti e quali sono i suoi princìpi?
È nata per volontà della presidente e collega avvocato Federica Mariottino a seguito di un tragico decesso, tre anni fa, di un ragazzo di 20 anni che dopo una serata in un locale fu trovato privo di vita dopo essere caduto da un sentiero mentre faceva ritorno a casa. Un episodio che lasciò tutti sbigottiti, si trattava di un giovane come tanti altri che, semplicemente, come purtroppo può succedere a chiunque dei nostri figli, quella sera aveva probabilmente esagerato. Quindi abbiamo deciso assieme ad altri genitori, fra cui il consigliere avvocato Natalie Mensitieri di strutturarci in questa organizzazione dal nome emblematico 31 salvatutti: infatti a volte basta una sola persona che sappia leggere il disagio o un momento particolare per “salvare” la situazione. Alla fine, rimanendo in metafora, la vita è anche un gioco ma bisogna saper giocare secondo le regole.
Qual è il vostro approccio per disinnescare questo tipo di situazioni e quali iniziative avete messo in campo?
È un approccio soprattutto improntato alla prevenzione ed alla multidisciplinarietà, infatti collaborano con noi la psicologa Annamaria Capodanno ed la farmacista Isabella D’Atri. Abbiamo organizzato parecchi incontri nelle scuole, al Mercalli, al Gentileschi, all’istituto dei Salesiani, dove abbiamo incontrato vis-à-vis i ragazzi. Più nel dettaglio abbiamo lavorato su percorsi motivazionali a cura della dottoressa Capodanno e sulla gestione delle emozioni, per esempio come intervenire sugli attacchi di panico. Nei miei interventi ho sempre voluto sottolineare il concetto della sospensione del giudizio: mai giudicare chi si trova in difficoltà, evitare di condannare se stessi o gli altri. Ci siamo addentrati nelle nozioni pratiche, ad esempio spiegare come bere minimizzando le conseguenze, dando consigli utili, per citarne uno banale quello di non scendere mai di gradazione. Abbiamo preferito un approccio pragmatico, piuttosto che aggirare il problema consigliando, irrealisticamente, di non bere mai, perché, mentre per i minorenni ci sono precise leggi, nei maggiorenni queste situazioni sono inevitabili, e in fin dei conti fanno parte del loro percorso di crescita, ma devono essere vissute consapevolmente. Abbiamo spiegato loro che l’età è un fattore determinante nei danni che l’alcool può creare proprio per questioni fisiologiche, visto che quando si è giovani l’organismo non ha sviluppato gli enzimi per tollerare questa sostanza. E sempre nell’ambito della nostra filosofia di agire a tutto tondo abbiamo anche promosso dei percorsi di orientamento al mondo del lavoro, avvalendoci di esperti di ciascun settore lavorativo, coprendo tutto il possibile, dagli avvocati, agli artigiani agli sportivi.
È inutile sottolineare che dietro questi problemi c’è qualcosa di molto più profondo che la semplice voglia di sballarsi.
Assolutamente sì, credo che in una fase adolescenziale e preadolescenziale ci si nasconde dietro la motivazione ludica, ma in realtà ci si appiglia a queste sostanze per affrontare in una fase di passaggio, non a caso si parla di crisi adolescenziali, dove spesso capita di non avere forza emotiva di sorreggersi a vicenda e di non essere sorretti nell’ambito familiare, ed attenzione, non solo nei casi di famiglie disfunzionali.
Cosa è cambiato da qualche decennio a questa parte? Forse il demonizzare l’alcool e le sostanze li hanno resi ancora più trasgressivi e quindi appetibili agli occhi dei ragazzi?
No, non sono d’accordo, secondo me i fattori sono ben altri, e riguardano sempre la sfera delle emozioni: il progressivo chiudersi in se stessi dei ragazzi, fattore esacerbato ultimamente dalla pandemia. La chiusura, la DaD hanno creato dei danni enormi. Una compressione che poi porta agli eccessi quando ci si riappropria della libertà senza avere una solida stabilità emotiva. Per non parlare poi della maggiore disponibilità economica e non ultimo, purtroppo, la mancanza di controlli, infatti abbiamo avuto anche incontri con la Prefettura, dove abbiamo sottolineato che la gestione di questo problema deve essere a tutto tondo e non può ricadere solo su associazioni e famiglie, ma bisogna vigilare attentamente specialmente qualora capitino episodi di vendita di alcool a minorenni.
L’approccio quindi deve essere franco e diretto e a volte anche crudo?
Talvolta sì: infatti fra le nostre iniziative abbiamo presentato ai ragazzi un libro “Viaggio al Centro della Notte” di Antonio Maurelli, che racconta di una vicenda davvero straziante e assurda, di una macchina che ha viaggiato per ben sei minuti contromano sulla Tangenziale di Napoli, che si conclude con un tragico schianto che si è concluso con due vittime, la ragazza che era in macchina con il guidatore, sopravvissuto, ed un uomo colpevole solamente di stare percorrendo la strada nel senso di marcia giusto. Una testimonianza cruda, store di sogni spezzati, documentata anche dalle immagini delle telecamere di sicurezza.
A Capri qualcuno si illude che il fenomeno non sia legato con il background sociale e sottovalutano il problema.
Assolutamente no. Ripeto, si tratta di un problema trasversalissimo che interessa tutte le fasce sociali, anche Capri non può sentirsi esente da questo tipo di disagio che si insinua anche nei luoghi dove apparentemente va tutto bene e tutto sembra sempre sotto controllo: purtroppo dalla mia osservazione personale nei periodi che trascorro sull’isola ho constatato varie situazioni non proprio edificanti.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Continuare con prevenzione ed incontri nelle scuole e formazione multidisciplinare: con noi collabora l’avvocato Massimo Carrino che oltre ad essere giurista è anche attore e abbiamo intenzione di intraprendere anche questo nuovo progetto ovvero di una serie di laboratori teatrali.
Dopo questa interessante conversazione ci salutiamo e ringraziamo l’avvocato Teresa Bianca Martucci Schisa, che oltre a mettere in campo la propria esperienza legale per l’associazione si è messa in gioco anche con la sua profonda sensibilità. Come redazione de L’Isolano ci ripromettiamo di ritornare sull’argomento e di collaborare anche nell’ambito della nostra iniziativa “La tua vita vale più di 1 minuto” sulla sicurezza stradale a Capri.