Un caffè con Capri #19 – Il paradigma della fragilità
Michele Di Sarno. –
Sedie in vimini, mattonelle di cotto e cannucce a coprire l’area in cui comunque filtra un po’ di luce solare: la terrazza della Signora sarà il nuovo salotto per i mesi a venire, se il tempo vorrà.
Lei indossa uno di quei cappelli enormi che andavano di moda negli anni ’60 e degli occhialoni scuri, quasi caricaturali: “Sono abbastanza nascosta, così?”, mi chiede retoricamente.
“Hanno detto che concedere la vaccinazione di massa alle isole del Golfo sia stato un privilegio, qualcosa per cui andarsi a nascondere dalla vergogna. Ecco: saran contenti?! Mi viene in mente quel detto popolare a proposito di Pulcinella sulla carrozza: sono sempre stata il capro espiatorio delle mancanze altrui.
La frutta costa cara? “Eh, è l’isola”. L’assistenza tecnica per le vostre cianfrusaglie tarda ad intervenire? “Eh, è l’isola”. Non riescono ad organizzarsi per vaccinare gli anziani e i fragili? “Eh, è perché hanno priviliegiato le isole a discapito dei veri fragili!”
Chi ha stabilito il paradigma della fragilità? Hanno mai pensato che, oltre a quelle individuali, esistono delle fragilità collettive e delle fragilità potenziali?
Quante volte il ringhio del mare vi ha sbattuto violentemente fra i pensieri la paura che voi o i vostri cari potessero sentirsi male proprio quelle sere in cui non ci sarebbe stato verso di trasportare alcuno a terraferma? Quanti lavoratori hanno trascurato i propri malesseri, fino a raggiungere conseguenze talvolta irreparabili, solo per la sfortuna di averli beccati tra maggio e settembre, nel pieno dell’attività? L’amica Procida non s’è fatta certo uno scrupolo a denunciare le proprie carenze logistiche, nonostante il prestigio e il richiamo turistico confermato dalla recente nomina a Capitale Italiana della Cultura.
Noi isole siamo fragili: non abbiate vergogna ad ammetterlo, potrebbe essere – anzi – uno sprone per cercare di migliorare la situazione. Non ricordatevi, però, della vostra condizione solo quando si tratta di difendervi: tenetelo a mente sempre, soprattutto al fine di chiedere maggiore attenzione anche quando le cose vanno bene”.
Saluto e lascio la Signora a raffreddare il suo comprensibile risentimento.