Un caffè con Capri #18 – L’interpretazione dell’equilibrio

Michele Di Sarno. –

Il cortile della Signora è un circo a cielo aperto. Moderno, senza animali ma con innumerevoli artisti come trampolieri, acrobati e mangiafuoco a fare da cornice alla sola attrazione sotto i riflettori, al centro della scena in quel momento: l’equilibrista.

Ho imparato che in queste mie visite – tra realtà e fantasia – all’anima dell’isola nulla è lasciato al caso.

Difatti, la Signora mi sorprende alle spalle, dacché ero distratto da quello spettacolo sempre uguale eppure sempre mozzafiato, com’è Capri stessa, peraltro: “Ho appreso con piacere che siamo tornati in zona gialla, ho visto qualche tavolino fuori e – mi perdoni la contraddizione – una diffidente fiducia per l’immediato futuro”.

Nel risponderle con premeditata superficialità, continuo a fissare il funambolo, un po’ perché mi attrae e un po’ per capire dove volesse andare a parare la padrona di casa, nel mostrarmi proprio questa scena. Lei lo sa e mi tiene per pochi secondi sulle spine finché non decide di venire al dunque.

“Equilibrio: pare provenga dal latino, mi sembra che significhi ‘uguale peso’, lo sapeva? Immagino di sì, però immagino anche come lo sta visualizzando nella sua mente: due parti distinte che esercitano lo stesso peso sulla bilancia. Ineccepibile, però osservi attentamente quell’uomo sulla corda: non è certo composto da due parti, sta a lui – anzi – distribuire il proprio, unico peso ugualmente al di qua e al di là della sottile corda. Anche questo rientra a pieno titolo nel concetto di equilibrio, non trova?

Neanche il tempo di lasciarmi sfiorare da un refolo di delusione di fronte ad una riflessione così didascalica e – oserei dire – banale, che subito la Signora mette al tappeto ogni mio principio di disappunto: “Da oltre un anno ci si sta affannando per trovare l’equilibrio tra lavoro – relativamente al turismo – e la tutela della salute, adducendo valide motivazioni che fanno corpo e, quindi, peso ora a favore di un elemento, ora a favore dell’altro: ma quant’è sottile il confine tra questo modo d’intendere l’equilibrio e una classica impasse?
Avete mai provato seriamente, piuttosto, a considerare entrambi i fattori come un’unica cosa, come fa quell’omino su quella corda? Avete mai tenuto conto di me, l’isola di Capri, come una cosa sola? Le ricordano qualcosa flash come ‘Turismo di massa e turismo d’elite’ o, ancor prima, ‘Capri glam e Anacapri folk’? Divisioni, contrapposizioni, pensieri diametralmente opposti che hanno rallentato idee, progetti e, quindi, lo sviluppo generale per decenni.
Sono, perciò, molto favorevole al protocollo studiato dagli albergatori, ma l’equilibrio – come detto – è un concetto che ha una doppia interpretazione: finché non considererete turismo e salute come un unico corpo – vale a dire il modo di viaggiare per prossimi mesi, forse anni – del quale distribuire equamente il peso nella nuova quotidianità, ci sarà sempre uno scoglio apparentemente invalicabile davanti a voi.”

Ci penso su: le luci si spengono, lo spettacolo è finito. O, forse, era solo la prova generale?