Boniello: “Ci aspettavamo un atto di coraggio”
Lo ha detto il delegato dell’Unione Nazionale Consumatori – Isola di Capri, Teodorico Boniello, che in un post sui social ha raccontato l’isola ai tempi del post Covid-19. Riportiamo per intero il testo che noi de L’Isolano condividiamo a pieno.
“Al via la fase 2 sull’isola. In Campania riaprono bar, ristoranti e negozi, ma Capri resta in lockdown, si respira clima surreale ci aspettavamo un atto di coraggio da subito e di rispetto verso la nostra comunità da parte di molti imprenditori isolani dopo le chiusure invernali ed i 2 mesi di quarantena forzata. Sono stati i primi a sollecitare e chiedere interventi e finanziamenti pubblici da parte delle istituzioni ed ultimi a riaprire. Con ordinanza del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca da oggi, giovedì 21 maggio, su tutto il territorio regionale sono autorizzate le riaperture di Bar, Ristoranti ed esercizi pubblici, con le dovute prescrizioni che mirano ad evitare forme di contagio. Molte realtà iniziano ad attrezzarsi per la ripresa, ma Capri, frequentata ogni anno da migliaia e migliaia di visitatori, si presenta in questo modo: una piazza completamente deserta, negozi, prevalentemente quelli delle grandi firme, con serrande totalmente abbassate e nessun decoro nel mantenere la pulizia dei propri locali, con pochi esercenti che, dal canto loro, in un clima surreale cercano di riprendere le proprie attività con forza e coraggio. Eppure in questi mesi in molti hanno richiesto (e in molti casi ottenuto) esenzioni sulle concessioni, sgravi fiscali, riduzione della tari, aiuti ed incentivi. Tra ieri (semi-lockdown) ed oggi (riapertura) non abbiamo notato grossa differenza. E’ inconcepibile che ad oggi nessun titolare di bar, ad esempio, della piazzetta e nei pressi, non interessato da lavori di manutenzione, abbia inteso riprogrammare nè tantomeno comunicare come e quando riprenderà la propria attività, almeno da questi giorni, a prescindere dall’ indotto turistico, e non ha pensato minimamente di garantire un servizio minimo per la comunità caprese, già provata da due mesi di quarantena forzata, che ha fatto seguito al noto e lungo inverno caprese, fatto di desertificazione. A questo punto, in caso di mancanza di volonta’ di voler riprendere le proprie attività da subito, andrebbero riviste le concessioni dei suoli pubblici e su questo l’ Amministrazione Comunale deve necessariamente intervenire.
Ci aspettiamo un’ inversione di rotta reale, perchè Capri è prima una comunità dove si vive e si lavora e poi un prodotto da mettere in vetrine”.