Ritagli di tempo #18: Un furto…profetico!

di Michele Di Sarno. –

Spero di strapparvi almeno un sorriso con questa storia. Nel 1990 la Casa Rossa – edificio costruito dal colonnello statunitense John C. MacKowen e oggi conosciuto come prestigioso punto d’interesse e di riferimento artistico-culturale ad Anacapri – fu acquisita dalla Soprintendenza e destinata all’uso attuale: scopriamo però, grazie a questo aneddoto bizzarro riportato dal quotidiano La Stampa nell’agosto del 1958, che la struttura era precedentemente adibita a raffinato night club, mantenendo al suo interno gli oggetti facenti parte della collezione del colonnello, quali armature, bronzi, statue e quadri.

Due ragazzi tedeschi, poco più che ventenni all’epoca, entrarono nell’edificio e ne uscirono portando con sé un frammento di terracotta di epoca tiberiana raffigurante un Cupido su un ippocampo: vistisi inseguiti dal proprietario del locale – Armando Maresca, nipote della moglie del colonnello MacKowen – i due sono scappati all’esterno e, impauriti, hanno gettato a terra la piccola opera facendola irrimediabilmente a pezzi. Imprigionati e processati a Capri, i due si sono difesi affermando che, nonostante la presenza di tavolini e camerieri che servivano i clienti, credevano di trovarsi in un museo, dal momento che – a detta loro – in quelli più moderni pure vi erano aree di ristoro per i visitatori.
Riguardo al furto, sostennero che hanno portato il frammento all’esterno perché dentro vi era pochissima luce per poterlo esaminare. Il buon cuore di Maresca, intenerito dalla giovane età dei due, fece sì che quest’ultimo chiedesse clemenza per loro, data la giovane età, nonostante la tesi difensiva fosse quantomeno lacunosa, anche leggendola oggi.

Una storia particolare, anche profetica se pensiamo che decenni dopo la Casa Rossa sarebbe diventato in effetti un sito in cui vengono regolarmente allestite mostre con opere d’arte di grande valore, oltre che con gli oggetti della collezione del colonnello MacKowen , tranne – purtroppo – il povero Cupido sull’ippocampo.