Idee all’orizzonte #9: Il mondo respira senza di noi

Che il lockdown di oltre mezzo mondo avrebbe portato benefici all’ambiente, potevamo immaginarlo: forse, però, non con questa rapidità. Si susseguono da giorni le immagini dei satelliti che ci dimostrano che l’aria è più pulita, non essendo attanagliata dalla concentrazione di smog e di altri agenti inquinanti che il nostro stile di vita, nel complesso e nei fatti ancora superficiale in fatto di tutela dell’ambiente, lascia liberi di agire.
Lungi da noi fare considerazioni che vanno oltre la scienza comprovata e dai dati che arrivano dall’OMS e dalle Agenzie Spaziali, non si può – però – non leggere tra le righe di questi fatti un messaggio diretto ad ognuno di noi: il pianeta, senza l’uomo, sta meglio. Ce l’ha detto con le mappe in tempo reale e con le misurazioni dei livelli di NO2 (diossido di azoto, gas inquinante principalmente dovuto al traffico di veicoli e che si concentra al suolo in quanto molto denso).
Un’amara verità, questa, ma anche un’occasione da sfruttare per capire come comportarsi in futuro o, almeno, come immaginarci meno dannosi: se, finora, era scontato auto-ammonirci a proposito del nostro impatto sull’ambiente, da adesso – e ancor più alla fine di questo isolamento forzato di oltre il 50% dell’umanità – abbiamo una proiezione tangibile di come può essere più vivibile la Terra con un approccio più attento.

Una sorta di conflitto d’interessi, tuttavia, vuole che quest’ora d’aria globale non duri: le auto torneranno a circolare e le emissioni riprenderanno esattamente come fino a due mesi fa. Non si possono cambiare da un giorno all’altro le poche certezze che abbiamo in fatto di produttività: bisogna ammettere che è solo da quelle che possiamo ripartire per raccapezzarci.
Nonostante questo, una piccola presa di coscienza da parte di ognuno di noi potrebbe, a lungo termine, invertire la tendenza cominciando semplicemente a pensare in un’ottica pro-ambiente, memore di questa piccola rivincita di un pianeta così gioioso di non averci avuto tra i piedi per un po’.