Emergenza famiglie: servono fatti
di Claudia Catuogno. –
Non dobbiamo avere paura di dirlo ad alta voce, non cerchiamo alibi o chiudiamo gli occhi.
Ora è quel preciso momento storico in cui anche a Capri si inizia a delineare l’identikit del “nuovo povero”. E dentro ci siamo un po’ tutti. Mi riferisco a tutte quelle famiglie in cui il papà lavorava come cameriere in un ristorante, la mamma come addetta alle vendite in una boutique di lusso. O come barcaiolo e impiegata in hote, lui cuoco, lei negoziante, bagnino e cameriera ai piani. I nuovi poveri sono anche quei lavoratori stagionali che durante l’estate facevano anche orari massacranti, ma che avevano anche grosse gratificazioni economiche che gli consentivano una vita agiata.
E poi c’era la disoccupazione panacea di tutti i mali, delle non-scelte, ma che faceva da tampone come unica opzione di sopravvivenza per chi non riusciva a trovare (e magari, non lo cercava nemmeno) un impiego annuale.
Ora tutti dovranno fare i conti con qualcosa che non era stato messo in preventivo, neanche nelle più nere previsioni. Io stessa mi sarei aspettata di dover scrivere di attentati, di bombe, di terremoti, pure dell’eruzione del Vesuvio, ma una pandemia non l’avevo davvero mai considerata.
E se in passato vivevamo quasi tutti più che dignitosamente, riuscendo a pagare affitto, bollette e conti, ed anche a concederci svaghi, capricci e viaggi all’estero per svernare in luoghi esotici, ora? Che cosa succederà adesso? Come si potranno pagare affitto e bollette? Chi aiuterà quei capresi che già ora sono in difficoltà? Che alternativa lavorativa esiste sull’isola che esuli dal turismo? Le mamme potranno ancora permettersi il lusso di restare a casa per seguire la crescita dei figli?
Lasciando da parte per un momento le imprese – che restano il motore della nostra economia e grazie alle quali ripartiremo – puntiamo i riflettori sulle centinaia di famiglie in difficoltà che già oggi, a fine marzo, si ritrovano a scegliere tra pagare l’affitto o comprare il cibo per i figli. Puntiamoli sui bambini.
Sui genitori anziani che venivano aiutati dai figli perché la pensione non bastava e che oggi si trovano a dover condividere quel misero assegno per sfamare nuclei di cinque o sei persone.
Capri non è più solo luccichio.
Capri è in ginocchio.
E servono fatti concreti per rialzarci.
Non serviranno unicorni e arcobaleni, ma una politica mirata e non clientelare, che tenga conto dei bisogno di tutti e non solo degli “amici di…”.