Dal punto di vista di… Teodorico Boniello

di Ugo Canfora.

Avvocato da sempre impegnato in attività politiche e sociali, Teodorico Boniello, insieme a Giuseppe Catuogno, Costanzo Cerrotta e Marco Milano, ha costituito la delegazione dell’Unione Nazionale Consumatori a tutela degli isolani.

– Avvocato, ci parli delle attività dell’Unc, in questi mesi lei è stato fautore di numerose istanze.

L’Unione Nazionale Consumatori è la prima organizzazione in Italia di tutela dei Consumatori, riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Commissione Europea e vanta di oltre 150 sedi su tutto il territorio nazionale e decine di migliaia di iscritti. L’ Unc si fa portavoce di istanze e problemi di tutti quei cittadini che si rapportano, nella quotidianità, con grandi poteri economici o subiscono disagi e disservizi di ogni natura. L’ isola di Capri, in particolare su problematiche collettive, aveva bisogno di un’organizzazione autonoma ed indipendente da logiche politico-amministrative che mirasse a tutelare il cittadino, non solo su tematiche spicciole ma anche e soprattutto su quei temi collettivi quali trasporti, sanità, ambiente, commercio e vivibilità, che per Capri sono necessariamente aggravati proprio per la sua conformazione. Capri è isola disagiata, non per l’indotto economico, ma per la povertà di servizi, considerando che medesime realtà a terra ferma possono usufruire di quelle presenti in città, ma qui c’è di mezzo il mare, nostro patrimonio, ma anche nostro limite. Dobbiamo iniziare a capire che è errato e controproducente portare avanti battaglie interne, quando i veri problemi arrivano da fuori alla nostra isola e non dipendono dai capresi, ma da forze economiche camaleontiche”.

– Fine di stagione turistica a Capri graziato da un tempo splendido. Eppure molti esercizi hanno chiuso con l’isola ancora piena di ospiti. Come mai secondo lei?

Stagione eccellente e finale col botto. Purtroppo però le condizioni meteo sono aleatorie e non prevedibili a lungo raggio quindi molte attività assumono personale per sei mesi e tentano di raccogliere, giustamente, il massimo profitto nel periodo di alta stagione. Credo pero che si dovrebbe iniziare a rischiare di più. Le attività che restano aperte devono essere sostenute ed occorre una seria e concreta programmazione. La politica deve fare necessariamente la sua parte”.

– Il Comune multa gli esercizi che lasciano le vetrine in condizioni poco decorose durante la chiusura invernale. Può essere un deterrente, o bisogna andare più in fondo?

Credo che l’atteggiamento sanzionatorio e repressivo del Comune sia condivisibile. E’ una questione di decoro e di rispetto lasciare quantomeno le vetrine poste lungo le strade pubbliche in maniera decente. Però, non si può pensare che così si risolva un problema ben più vasto, quello della desertificazione invernale. Non bastano due lampadine nelle vetrine spente di Via Camerelle o Via Le Botteghe, ma si devono creare spazi di aggregazione sociale, non perdendo quel poco che abbiamo, a partire dal cinema.  Al di là delle responsabilità ed eventuali inadempienze della vecchia gestione, la sala nel breve tempo va riorganizzata”.

– Oltre le ripercussioni sul turismo, è vera e propria emergenza sociale per i residenti. L’inverno scorso si è toccato il fondo dal punto di vista della desertificazione, gli esercizi aperti si contavano sulle dita di una mano. Come si può combattere questo pericoloso fenomeno? Ci sarebbero strumenti legali adatti?

Lo scorso inverno abbiamo assistito ad uno spettacolo indecoroso. Chiusi i quattro bar della piazzetta, strade abbandonate, per non parlare della funicolare chiusa per tre lunghi mesi, quasi a dimenticare che un servizio pubblico è pubblico e non solo turistico. Capri non è come un luna park. Non bisogna perdere il concetto di comunità. Bisogna obbligare gli esercenti con ogni strumento che il pubblico ha in mano, a garantire servizi e vivibilità, anche mediante la rinegoziazione dei suoli pubblici.  Poi occorre studiare come intervenire sull’ aspetto globale. La legge regionale 1/2014 dispone che i comuni possono dotarsi del nuovo Siad (Strumento d’Intervento per Apparato Distributivo) che ha funzioni anche di carattere urbanistico e può essere integrato con il Puc, salvaguardando, ad esempio le preesistenze storiche, immettendo divieti di cambi di destinazione per alcune attività. In ogni caso occorre studiare attentamente la questione ed imporre dei coefficienti minimi sulle aperture. In via generale esiste la liberalizzazione del commercio, per i piccoli centri e per le isole, la tutela è ovviamente possibile”.