Un caffè con Capri #16 – Due risate con il Principe

Michele Di Sarno. –

Era da un po’ di settimane che, per un motivo o per un altro, la Signora non mi riceveva nel suo salotto per il tradizionale caffè del giovedì: questa volta, però, l’aroma che si sente fin dal cortile è inconfondibile.
Sarà stata la settimana interlocutoria per l’isola ma non so davvero su cosa mai possa vertere l’incontro di oggi.

“Venga, venga: è ancora caldo!”, mi invita la Signora, con l’usuale tono accomodante da perfetta padrona di casa.

“Faccia presto, giovanotto, che è già una ciofèca!”

Poche storie, è la voce del Principe.
Capello impomatato, abito impeccabile, mento deviato e sguardo severo: l’ultimo Totò è davanti a me.

“Antò quanto mi fate ridere! Vi presento il cronista a cui affido i miei pensieri una volta alla settimana”, m’introduce la Signora.

“Non ditegli tutto, a questi cronisti…” e le fa la smorfia birra e salsicce

“Veda, De Curtis mi viene a trovare ogni quindici di aprile, data del suo passaggio a miglior vita…”

“Miglior vita? Ma mi faccia il piacere, se ne vada! Nei cinematografi che ho girato mi hanno mandato per ben due volte all’inferno, svariate volte in guerra, ero quasi sempre povero senza il becco di un quattrino, mentre solo una volta ho recitato a Capri; due, se contiamo la scena di ‘Totò a colori’. Ohibò, io preferisco venire a Capri: e che so’ fesso, io?

“Mi sono innamorata di Antonio quando girò una scena de L’Imperatore di Capri al Quisisana: nella finzione, alla reception lo credettero, equivocando, il Bey di Agapur e gli riservarono la migliore stanza dell’hotel. Totò, con quel tempismo comico mai eguagliato ribatté: ‘Stagione fiacca, eh??’. Che ridere, in due parole c’era tutta la satira di costume dell’epoca che, a pensarci, rimane attuale!

“Vedete, io mi sono fatto beffe del Duce nel bel mezzo del regime, in una delle prime pellicole: vuole che non mi mettessi a scherzare un po’ sull’avarizia caprese? Sono quisquilie, bazzecole…pinzellacchere! Giovanotto, adesso vada via che io e la Signora abbiamo da fare, su!”

Non so se scherzasse o meno, ma li lascio al loro idillio.