Scrivo da Capri #1 Elogio di un rompiscatole, curioso per natura: mio padre.

Caterina Mansi Giordano

Un paio di baffetti neri come la pece, fisico non possente, anzi piuttosto mingherlino, ​ due occhi pronti a commuoversi, ma altresì pronti a divenire di fuoco, andatura scattante, veloce, ​ fin quasi alla fine.
Sbarcò a Capri per visitare lo zio segretario comunale. Il suo animo calabro-amalfitano,​ fu subito catturato dalla bellezza dei luoghi che esplorava con ammirazione e dopo poco tempo,​ in chiesa, fu colpito da una donna bionda con gli occhi celesti che sposò​ e amò disperatamente​ .
Aiutava i suoceri, i nonni Principia e Alberto,​ nelle loro attività: il cinema, il bar, il negozio di Coloniali dove, tra il profumo del caffè,​ delle spezie e le caramelle, le occasioni di incontri speciali furono tante. Una su tutte: proprio mentre sistemava le lattine in vetrina passò di lì Campbell, quello delle zuppe, soggetti anche​ di qualche quadro di Warhol , con cui ,incredibile a dirsi, si intrattenne amabilmente​ pur non parlando la stessa lingua.
Troppo presto ,quella donna che lo aveva stregato, mia madre Anna, fu portata via da un cancro maledetto, lasciandolo disperato e solo con una figlia adolescente.
Carattere da generale in servizio attivo, stravedeva per​ quella figlia unica, femmina, cocca di papà sì,​ ma che doveva marciare secondo le sue regole, poche storie. E così il generale, lacrime e groppo in gola, si rimboccò le maniche per governare un’adolescente che, piena di dolore, voleva comunque vivere la spensieratezza e gli amici e lo studio certosino; ah il mitico prof Bladier, che mi urlava il paradigma del verbo “maneo-manes…? e aspettava di sentire il perfetto da una ragazzina impaurita e timida che con un filo di voce diceva: ”mansi”; e il Vademecum che riempivamo con le notizie utili alle interrogazioni; l’articolo greco cantato, l’Eneide e i Promessi Sposi drammatizzati, il filo di spago nel Chiostro a dividere le femmine dai maschi.

 Fin da piccola con papà quante passeggiate,​ sempre “didattiche” sull’osservazione della bellezza della natura, sui nomi dei fiori spontanei,​ delle piante e degli alberi, sui fatti del giorno: quanta noia per una ragazzina desiderosa della compagnia dei suoi coetanei…E però : che bagaglio culturale e sentimentale hanno trasmesso quelle sue peregrinazioni tra il bello della natura, della geografia, dell’attualità,​ di quella cultura di cui sempre si nutriva su libri e riviste, ma anche parlando con i personaggi che popolavano la nostra isola e con cui veniva in contatto

 E sì, ​ quell’uomo tutto di un pezzo, provato dalla vita, da lutti e dolori, aveva un dono prezioso: la curiosità, ​ quella bella, positiva, produttrice di Conoscenza.
Il viaggio il suo piacere, ​ la lettura la sua compagna fino a poco tempo prima del suo ultimo viaggio; i cruciverba il suo passatempo preferito. Il supporto alla famiglia il primo pensiero. Nella sua vita una grande gioia: l’arrivo della nipotina, un vero terremoto per i suoi sentimenti: se ne occupava con una dedizione appassionata, ​ comunque sempre da generale qualora intravedesse il lei una possibile opposizione.
E quando è nato il nipote? Che dire? Qualche anno in più sulle spalle, ma sempre pronto ad occuparsene con giochi antichi, con merendine speciali caloriche e golose, lo zabaione, la fetta di pane burro e zucchero… e inevitabilmente regole da seguire.
Il pronipote poi? la gioia dell’ultimo scorcio della sua vita, a cavallo delle sue gambe lo faceva ballare sul tema dell’arri arri cavalluccio che Raffy ancora vagamente ricorda.

Un bilancio dell’adolescenza di quella ragazzina con un papà talvolta ingombrante e rompiscatole, inevitabilmente spesso invadente? Trascorsa tra il dolore, la voglia di evadere, gli amici a colorare la vita, l’amore, i “no” e le lacrime per gli scontri anche forti col padre “generale “. Quegli anni! Una lotta continua per conquistare lo spazio vitale e, lentamente,  col passare degli anni, una consapevolezza sempre più chiara: quel papà coi baffetti, generale nella sua indole più profonda,  a conti fatti, aveva permesso con quegli scontri, da un lato  a rafforzare  il  carattere fino a renderlo capace di affrontare senza impazzire dolori laceranti; dall’altro  aveva contribuito con l’esempio della sua continua voglia di viaggiare, di leggere e aggiornarsi, a farmi capire che la curiosità deve essere sempre coltivata con la lettura, con  i viaggi affrontati  consapevolmente, con il confronto sistematico e puntiglioso,  perché è questo modo di  ragionare che rappresenta  il veicolo che permette di aprire la mente e che offre una conoscenza, pur restando consapevoli che il dubbio è la molla imprescindibile.

Papà Filippo se ne è andato 14 anni fa quando realizzò che avrebbe dovuto affrontare un’altra perdita: e così, in pochissimo tempo, dopo essere andato al suo paese per la Festa dell’amato Patrono S. Francesco di Paola, tornato nella sua Capri, ci ha salutato pochi mesi prima che lo facesse quel genero, Claudio, che lui aveva accolto nel suo cuore come un figlio.

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