Un caffè con Capri #7 – La fragilità della bellezza

Michele Di Sarno. –

“La Signora stamani è piuttosto angosciata: è già in compagnia di un’ospite di riguardo”. Giuseppe ci tiene molto ad avvisarmi sul Suo stato d’animo, affinché io sia preparato e – forse – perché le dichiarazioni che raccolgo, in qualche modo, interessano anche lui.

“Però non mi ha detto di cancellare l’appuntamento, forse vuole ricevervi insieme” aggiunge e, intuendo la mia prevedibile curiosità mi sussurra all’orecchio un nome che, solo a sentirlo, mi fa scorrere nella testa migliaia di domande da poter fare. Troppe, secondo il notaio Pagano che alza appena il volume della sua voce: “Se posso permettermi, credo che possa ricavare preziose dichiarazioni semplicemente ascoltando, anziché incalzando le Signore alla ricerca di futuli curiosità”:

Il garbo con cui mi esorta a tacere per non fare figuracce è abbastanza convincente da introdurmi nel salone della Signora col passo e il fiato trattenuti come se entrassi in una biblioteca: una metafora quanto mai appropriata, la mia. Ada Negri avrà all’incirca cinquant’anni, a giudicare dal volto un po’ smagrito che le esalta gli occhi profondissimi. È seduta accanto alla Signora che, come diceva il solerte Giuseppe, appare decisamente giù di morale.

“Ecco, Ada, vorrei che mi parlassi ancora una volta del mio Pizzolungo, come scrivesti quasi cent’anni fa sul giornale. Ho bisogno di ascoltare quelle tue esatte parole, come le altre volte“.

La poetessa, in accordo con la sua poetica che fa della malinconia il termometro dell’anima, risponde alla padrona di casa con una confidenza che in bocca a chiunque altro sarebbe risultata sacrilega: “Non puoi avere il controllo su tutto, devi rassegnarti: il tempo muove ogni cosa: le rocce, le fiamme e il giudizio della gente”.

Esempi non menzionati a caso dalla poetessa: via Pizzolungo, oltre allo smottamento recente, negli anni Cinquanta, nonché recentemente, è stata interessata da gravi incendi, e negli anni Settanta fu anche teatro di un tragico suicidio passionale compiuto da un trentenne tedesco. Forse le “altre volte” in cui la Signora ha chiesto il supporto di Ada Negri risalgono a questi ed altri sciagurati episodi.

La Signora abbassa lo sguardo di fronte a quel che sembrava un rifiuto: la scrittrice, però, ruota il busto per rivolgersi a Lei con un amore che assomiglia alla compassione e si appresta a declamare. Ora, entrambe assumono la postura tipica, materna e filiale, di chi sta approcciando ad una fiaba consolatoria..

“La strada del Pizzolungo è uno dei più bei sentieri del mondo, fra montagna e mare. Bada, che l’odor del timo, dell’assenzio, del corbezzolo, del mirto non ti dia le vertigini: bada, che la luna sorge dal mare, tonda e rosea come nel primo giorno che fu creata da Dio“.

“Notte di Febbre”, Ada Negri (1926) per il Corriere della Sera)

“Grazie, Ada: mi rallenti il cuore: scusa se ti ho chiesto di ripeterla per l’ennesima volta, ma ho così tanta paura di perdere quella strada che vorrei scolpirla anche nella mia memoria, attraverso i tuoi occhi che sono stati la tua penna”.

Senza offesa: spero che le due Signore non abbiano più ragioni per incontrarsi.