Se il freddo non dipende dall’inverno…
Michele Di Sarno. –
Terminate le festività natalizie, durante le quali – ognuno a modo proprio – per amore soprattutto dei bambini abbiamo simulato una sorta di normalità, è ora di tornare a prendere questo momento storico per quello che è: un periodo di apprensione (anche) per la nostra comunità. L’apprensione, come tutti gli stati d’animo, se tacitata – benché a fin di bene – per un paio di settimane, rischia di esplodere in tutte le sue manifestazioni possibili.
Le difficoltà vere e proprie per molte famiglie cominciano adesso, per altre continuano. Gli aiuti economici dedicati all’emergenza da Covid-19, per chi li ha ricevuti tra la scorsa primavera e la scorsa estate, hanno esaurito il loro effetto da tempo; così come la nASpI si è rivelata una prestazione piuttosto magra, stando ai mesi di lavoro raggranellati – bisogna riconoscere, fortunatamente – dagli stagionali del turismo e attività ad esso riconducibili, nel duemilaventi. Dei risparmi, stando agli umori dei più, rimane solo il ricordo.
La stagione, di solito, inizia ad aprile: quest’anno appare tutto nebuloso, dalle istituzioni traspare il solito, “cauto ottimismo”, espressione che vuol dire tutto e niente ma che torna sempre utile per non fare previsioni azzardate. Non dev’essere comodo stare nei panni di chi amministra – a qualsiasi livello – un popolo: è complesso comunicare, è arduo dare risposte, è impossibile fare previsioni atte ad influenzare le aspettative di ognuno.
Tuttavia, abbiamo bisogno della vicinanza costante, anche martellante, da parte di chi ci rappresenta: le pagine Facebook dei comuni dell’isola sono sempre più trasparenti dal punto di vista dell’informazione, ma ancora molto fredde per quanto riguarda l’aspetto umano – che non è da trascurare – con i propri concittadini. Per quanto, ad esempio, il sindaco Lembo inviti spesso i capresi, di qualunque fazione politica, a recarsi direttamente alla casa comunale certi di trovarvi “la porta sempre aperta”, il bisogno di messaggi collettivi, di aggiornamenti, possibilmente di rassicurazioni, inizia a farsi sentire.
Le domande – escluse quelle che andrebbero recapitate a Nostradamus – ci sono: è possibile (o perché no) pensare al Capilupi come uno dei punti in cui somministrare il vaccino? Dai contatti – certamente frequenti – con la Regione sta cominciando a maturare la possibilità di erogare ulteriori aiuti alle fasce deboli? Sono previsti nuovi impieghi temporanei per i disoccupati/senza reddito per sfangarla quest’anno o, almeno, quest’inverno?
Sebbene le persone siano sempre meno imbarazzate nel “confessare” il disagio e la preoccupazione crescenti per l’immediato futuro, molte continuano ad essere reticenti in tal senso e aspettano risposte senza dover formulare domande in pubblica piazza.