Ambrosino, sindaco di Procida: “Siamo una realtà diversa da Ischia e Capri, ma…”

di Michele Di Sarno. –

Abbiamo parlato con Dino Ambrosino, sindaco di Procida, per fare il punto su una realtà a noi vicina la quale, pur essendo un’isola, ha caratteristiche differenti soprattutto in fatto di economia.

Sindaco, in vista del fatidico “1° giugno”, qual è la situazione a Procida?

“Noi, in modo particolare abbiamo avuto pochissimi contagi: ma anche tutto il contesto della Regione Campania si è rivelato abbastanza sicuro, con 4.600 contagi circa su oltre 6 milioni di abitanti. Ripartire il 1° giugno è importante, sia per quella parte di popolazione che lavora nel turismo sia per i nostri isolani che vorranno fare le meritate vacanze a casa propria, come i lavoratori marittimi e i pensionati marittimi: perciò è importante ripartire con la stagione balneare quanto prima”.

Per quanto riguarda il turismo, qual è la sua previsione per i mesi a venire?

“Nel 2019, abbiamo avuto circa 270.000 visitatori: una stima di massima mi fa pensare che saremo fortunati se ve ne saranno 100.000. Noi non abbiamo un settore alberghiero molto strutturato, ma disponiamo di piccole realtà come i bed&breakfast che negli ultimi anni stavano crescendo: Procida non ha mai vissuto di turismo, prevalentemente vive di lavoro marittimo ma negli ultimi anni è aumentata la richiesta che ci sta portando ad ampliare l’offerta della ricezione, tra ospitalità e ristorazione”.

Alla luce di questa stima, in che misura prevede un calo dell’occupazione?

“Noi abbiamo avuto il problema inverso negli ultimi anni: da quando siamo cresciuti come località turistica, non troviamo molti lavoratori del settore turistico tra i nostri concittadini, se non studenti universitari che lavorano in bar e ristoranti d’estate per pagarsi gli studi. Gli operatori del turismo vengono a Procida dalla terraferma. E saranno questi lavoratori ‘occasionali’ che potrebbero non riuscire a trovare occupazione nei prossimi mesi: ma quei procidani che storicamente hanno scelto di percorrere la strada settore turistico, non appena riapriranno bar, ristoranti e alberghi, saranno i primi ad essere reinseriti nel lavoro. Perciò, per quanto riguarda i nostri concittadini, la flessione dell’occupazione ci tocca relativamente, a differenza di altre realtà.
Generalmente, infatti, i nostri giovani scelgono il nautico come Istituto di scuola superiore, e a dicott’anni vanno già a farsi il primo imbarco”.

Quindi su cosa ritiene che impatterà il lockdown?

“I nostri concittadini sono impiegati anche nel settore crocieristico, che è quello che ha subito e – credo – continuerà a subire le maggiori ripercussioni di questa pandemia. All’inizio non lo percepiamo particolarmente: molti isolani sono sbarcati in virtù del fermo delle navi da crociera, hanno un minimo di ammortizzatore sociale, la cassa marittima: ci preoccupa il ‘dopo’, l’eventualità che il settore crocieristico non riprenderà immediatamente, perché ci saranno delle regole sulla capienza delle navi e, conseguentemente, dei tempi per adattarsi. Ci stiamo attivando con le associazioni di categoria per capire qualcosa in più, ma questo è un problema i cui effetti collaterali verranno a ricadere sull’economia tra cinque, sei mesi. Tuttavia, dagli Stati Uniti pare esserci una certa richiesta per quanto riguarda questo settore, cosa che ci lascia un minimo di speranza: dobbiamo attendere ancora un mese per sapere se queste prenotazioni saranno confermate ed avere, quindi, dati più attendibili”.