La “caccia” in quarantena
di Michele Di Sarno. –
Torna ad essere protagonista su L’isolano Andrea Esposito, stavolta non in veste di viaggiatore-narratore ma in quanto ideatore e, praticamente, sceneggiatore di cacce al tesoro, gioco che da decenni vede sfidarsi gruppi di appassionati di enigmistica.
Nelle ultime due edizioni che hanno avuto luogo nelle scorse settimane, per forza di cose, la sfida è avvenuta tra le mura di casa, con Andrea che, come sempre, ne ha dettato i ritmi.
Cominciamo proprio dal queste due cacce al tesoro organizzate senza la possibilità di uscire a setacciare l’isola. Come si sono svolte?
“La prima l’ho chiamata ‘Il Decameron’, con chiaro riferimento all’opera di Boccaccio, i cui personaggi si isolano in campagna per sfuggire alla peste di Firenze; la seconda l’ho intitolata ‘The darkest hour’ che rimanda al film su Winston Churchill e alla metafora dell’ora più buia per cui bisogna essere fuori al termine del gioco. Ho imposto una ‘regola 0’: non fare alcun tipo di riferimento, in qualsiasi altro aspetto del gioco, al Coronavirus.
Queste due cacce al tesoro sono durate dieci giorni ciascuna ed hanno coinvolto fino a duecento persone, che hanno partecipato con grandissimo entusiasmo.
La parte principale era composta da enigmi che rimandavano a posti di Capri, poi c’è stata un’altra sezione parallela – il cui punteggio andava ad influenzare positivamente la risoluzione degli enigmi ottenendo aiuti, o permetteva di saltarne alcuni – che consisteva in prove da svolgere come, ad esempio, l’ultima della seconda caccia: inscenare un film di fantascienza. Queste prove sono decollate: tutti si sono divertiti a prepararle, montando i video ognuno a casa propria. Io non ne sarei capace”.
Qual è stato, invece, l’enigma che ha più coinvolto i partecipanti?
“Sicuramente quello che ha previsto un percorso addirittura su Marte: c’è quest’applicazione ‘Google Mars’ che permette di visitare i crateri: indicavo delle mete da raggiungere attraverso questo servizio simile a ‘Google Earth’.
Un altro enigma, ‘L’amore ai tempi della peste e del pesto’ mi ha visto recitare nella doppia veste di un uomo e di una donna che litigavano: i partecipanti hanno quindi dovuto incrociarsi tra due percorsi, uno dal Lago di Como (con riferimento alla peste e a ‘I promessi sposi’) e l’altro dalla Liguria (il pesto)”.
Facciamo un passo indietro: quando è nata questa passione per la caccia al tesoro e per gli enigmi?
“Ho cominciato ad organizzarle quando avevo sedici anni, parliamo dei primi anni Novanta: una volta era diverso, non c’era Internet, per cui la risoluzione era più incentrata sulla ricerca attraverso i libri.
Adesso basta cercare su Google: quindi il gioco si è spostato più sull’enigmistica che ancora può sfuggire alla fruizione di Internet. Il territorio di Capri, poi, si presta moltissimo alla rilettura in chiave enigmatica, con tutte le sue bellezze e i suoi percorsi, le ville con i loro nomi particolari: permette quindi di applicare il motto ‘Think Palillians’ (da Palillo, il soprannome di Andrea, ndr), ovvero il decrittare una frase scomponendola”.
Parlaci delle cacce che hai organizzato in passato: quali sono state quelle più coinvolgenti?
“Mi piace sempre organizzare una giornata fuori Capri: nel tempo siamo stati alla Baia di Ieranto, ad Amalfi, anche all’Oasi degli Astroni vicino Pozzuoli: siamo scesi sul fondo di un cratere e laddove c’è una vegetazione praticamente amazzonica. Pioveva e fu bellissimo fare la caccia al tesoro lì”.
Fai uno ‘spot’ per coinvolgere altre persone nel mondo delle cacce al tesoro, in vista delle prossime.
“Lo slogan con cui concludo ogni edizione è anche un mio motto di vita, derivato dal ’68 parigino, ed è ‘La fantasia al potere’: spero sempre che possano sentirsi coinvolte più persone, anche se sono contento di vedere appassionarsi gruppi di ragazzi di 18-20 anni che ormai stabilmente partecipano alle cacce al tesoro: cerco di farli sentire protagonisti, anche se la vittoria devono meritarsela.
La prossima ci sarà e spero che si possa finalmente svolgere fuori le mura di casa”.