Il coraggio di pensare
di Michele di Sarno.
Esempio: è nato il comitato Capri Viva a sostegno del movimento Italia Viva, che fa capo a Matteo Renzi. Oltre alle civili reazioni di approvazione, di indifferenza o di contrarietà, abbiamo assistito anche a commenti derisori, mezzi insulti e bruschi inviti a tornare alla ragione. Atteggiamenti tenuti da persone che, però, non esprimono chiaramente i nomi dei politici degni della loro stima, quelli per cui votano e stravedono: menzionano solo quelli che non gli vanno giù non appena qualcuno si schiera a favore di uno di questi. Tentativi di repressione, o quasi.
Altro esempio: durante le campagne elettorali – specie le due più recenti, che ovviamente ricordo meglio – ci sono state persone, elettori semplici come me e voi che leggete, che prima sembravano sostenere una certa lista e poi, quando quella lista ha perso, pare abbiano giurato ai vincitori di aver votato, invece, per questi ultimi, spellandosi le mani ad ogni sortita e ad ogni comunicato della sopraggiunta amministrazione oppure semplicemente tacendo per cinque anni appena finito lo scrutinio. Poi si vedrà. I comportamenti tenuti in questi due esempi sono molto diversi tra loro, eppure sono accomunati da una sola, profonda radice: la paura della libertà.
Essere liberi – specie nell’opinione e nel pensiero – è una responsabilità perché rende naturalmente più vulnerabili rispetto a chi preferisce nascondersi: eppure basterebbe credere fermamente in ciò che si pensa affinché il fianco mostrato, ovvero l’oggetto del proprio esporsi, si riveli un punto di forza.
Invece no, il dibattito politico di una certa opinione pubblica è ancorato ad un puerile gioco di risposte pronte, come quello “specchio riflesso!” urlato dai bambini che venivano canzonati. Se uno, esponendosi, dice la sua opinione sulle tragedie nel Mediterraneo, si sente rispondere automaticamente, quasi come se stesse parlando con Siri o Alexa: “Ospitali a casa tua!”, fallendo miseramente il senso di qualsiasi argomentazione.
Questo succede, purtroppo, a qualsiasi sventurato che si permette di affrontare un tema che richieda un minimo sforzo sul piano argomentativo che vada oltre il campanilismo: l’attivismo sociale e Greta Thunberg, il divario tra Nord e Sud, quello tra la Germania e l’Italia, l’Euro e la Lira, il calcio e il razzismo, la gioventù e la droga, l’omosessualità e la famiglia tradizionale.
Si rivela inutile sperare che gli insurrezionalisti occasionali esprimano il loro punto di vista in maniera esaustiva: vanno in difficoltà e controbattono ripetendo stancamente i motivi per cui, secondo loro, ha torto l’interlocutore, senza dire una sola frase che avvalori la propria posizione. Infine, due parole sul continuo ricorrere a discutibili fonti d’informazione per dimostrare di avere ragione: purtroppo si cercano informazioni non per ottenere delle risposte alle proprie domande ma per ottenere delle rassicurazioni circa le proprie convinzioni.
Fidatevi, per un click in più ci sarà sempre qualcuno disposto ad assecondarvi.