Ritagli di Tempo #9: La Capri fragile

di Michele Di Sarno.

La natura è più grande di noi e ogni tanto ci tiene a ricordarlo attraverso manifestazioni più o meno impattanti sulla nostra vita isolana. Ne sono testimoni molti articoli del Corriere della Sera usciti dagli anni ’60 in poi, compresi quelli più drammatici che raccontano di vittime di frane e rocce cadute. Ho fatto questa ricerca perché mi sono chiesto se sia ancora il caso di promettere a cuor leggero, ad esempio, la riapertura di Via Krupp come nelle campagne elettorali passate, recenti e future. È una bella responsabilità: centoventi anni di “vita” di cui già quaranta col cancello chiuso. Salvo improvvidi e sconsigliatissimi metodi di accesso alternativi, posso ipotizzare che buona parte degli attuali adolescenti non abbia ancora percorso Via Krupp. Per fortuna o purtroppo. Io l’ho percorsa quando si poteva e l’ho sempre trovata spettrale, come se non mi appartenesse pur appartenendomi.

La strada fu ricavata dalla nostra roccia viva per un’esigenza personale di Frederich Alfred Krupp, dell’omonima ditta produttrice di acciaio ed armi utilizzate durante i conflitti mondiali compreso il secondo, con il “Processo Krupp” a Norimberga che punì la collaborazione tra l’azienda e l’ex partito nazista.

A noi bastò la Prima guerra mondiale per far sì che la strada dal 1918 e per una quarantina d’anni cambiasse nome – solo sulle carte – in “Via di Augusto”, proprio per quel sanguinante bisogno di slegare l’isola da ciò che inevitabilmente ricordava il conflitto appena conclusosi, nonché – forse – per quei presunti scandali sessuali che pare coinvolgessero il “generoso” Krupp. Negli anni ’60 la strada riprese l’attuale nome: la storia non si cancella mai anche se, ad esempio, il porto fu ultimato dal governo fascista e fortunatamente nessuno ha pensato di chiamarlo “Molo Benito”. Finora. Battutacce a parte, riaprire Via Krupp: quale dei due piatti della bilancia penderebbe se su uno mettessimo la convenienza e la storia, mentre sull’altro il rischio idrogeologico e la morale?