I fogli nel cassetto #9: Il meteo, la nostra ossessione

di Ugo Canfora.

Oggi mi trovo a scrivere asserragliato in casa, dopo una forte perturbazione di alcuni giorni ed in attesa della già annunciata successiva. Cerco di essere produttivo ma ogni 10 minuti non posso fare a meno di controllare i siti meteo per le previsioni dei prossimi giorni. Eppure non ho nulla di particolare da fare, non devo andare da nessuna parte e per fortuna ho un tetto sulla testa che mi protegge dalle intemperie. Perché tutta questa ansia? Penso sia scritta indelebilmente nel dna caprese. In pratica il meteo è l’essenza della nostra vita, la nostra ossessione, cerchiamo di essere sempre aggiornati da più fonti, attingiamo all’immenso sapere tramandatoci dai nostri avi, marinai e contadini in simbiosi totale con gli elementi, scrutiamo preoccupati il mare dalla terrazza della funicolare almeno tre volte al giorno e ci affidiamo al moderno tam-tam dei social per sapere se “i vapori camminano”.  Eppure sembra che i fenomeni meteorologici ci prendano sempre alla sprovvista. Che non ci aspettiamo mai la tempesta, le condizioni del mare proibitive, l’interruzione dei collegamenti, l’impraticabilità delle strade. Il nostro proverbiale rassegnato pessimismo isolano a volte lascia spazio a qualcosa che non mi sento di chiamare ottimismo, per carità, ma ad un non tanto ben definito “mo’ vediamo che succede”. Un atteggiamento che si riscontra a vari livelli. A partire dal vaso di gerani lasciato incautamente sul davanzale e che la mattina dopo non si trova più. A proposito un appello serio: in queste giornate ventose qualsiasi cosa non saldamente ancorata al suolo o fatiscente diventa un potenziale proiettile, una situazione che non bisogna sottovalutare specialmente in proprietà che durante l’inverno sono disabitate. Per non parlare poi dei soliti tratti stradali che si allagano, gli alberi che cadono e i piccoli dissesti. La pioggia di questi periodi sarà quella che porterà poi ai vari “improvvisi ed inaspettati” smottamenti che immancabilmente accadono durante l’anno. Secondo me a noi capresi manca la lungimiranza, ovviamente riguardo al tempo, non sto mica generalizzando eh…E così il famoso “se ne parla dopo l’estate” diventa “se ne parla quando vene bon tiempo”.
Tutto rimane fermo e sospeso, come i nostri progetti e le nostre necessità appese al se parte o no almeno un traghetto.

Quindi aspettiamo che passi il vento e la pioggia e tappiamoci in casa, del resto dopo l’estate ne avremo anche il diritto, però a me piace molto un vecchio proverbio norvegese che recita “Det fins ikke dårlig vær, bare dårlige klær” ovvero, non esiste nessun cattivo tempo, ma solo vestiti non buoni (nel senso di non adatti)!