Dal punto di vista di… Raffaele Brunetti

di Claudia Catuogno.

Fondatore della B&B Film, sviluppa e produce docu-film con i maggiori broadcaster internazionali. Ha firmato la regia di documentari trasmessi in più di 160 paesi. Con Mitumba – il viaggio di una maglietta dal nord al sud del mondo – ha vinto il Globo d’Oro ed ha ricevuto l’Award for Creative Excellence, il premio Ondas per il miglior programma tv del 2009 e tante altre importanti nominations. Parliamo di Raffaele Brunetti, 58 anni, anacaprese doc con una carriera di successo iniziata per caso che lo ha portato fino al… Boss delle Cerimonie.

– Regista e produttore, chi è Raffaele Brunetti?

Sono nato ad Anacapri e sono uno degli ultimi ad averlo scritto anche sulla carta di identità. E’ un vanto per me. Sono cresciuto tra Capri e Napoli, mia madre insegnava, mio padre lavorava nella vinicola di famiglia, il nonno era il guardiano del carcere. Ho un legame molto stretto con tutti i miei parenti”.

– Come è nata la sua carriera?

Ho sempre avuto una passione per le riprese, avevo un cocktail bar a Napoli.  Si chiamava Caffè della Luna, oggi S’move, eravamo aperti di notte, facevamo musica dal vivo. Io filmavo i concerti, li montavo e poi li mandavamo in video nel locale. Inventammo il primo video pub. Poi trent’anni fa mi sono trasferito a Roma, dopo un periodo in Brasile. Una tv giapponese cercava qualcuno per girare a Napoli, era un momento in cui a nessuno interessava questa città così mi sono offerto di accompagnare la troupe e mi è piaciuto. Così ho iniziato a lavorare per altri ed a sviluppare contemporaneamente la mia passione fino a fondare la B&B Film”.

– Una passione che l’ha portata fino in India. 

Ho raccontato le contraddizioni di questo paese, i riti millenari di purificazione fino al viaggio dei capelli di una giovane donna indiana, prima offerti in un tempio, poi trasformati in preziose extensions in Italia, infine tornati in India acquistati da una donna in carriera di Bombay. E poi la maternità in India, il boom delle tecniche di riproduzione assistita e la ‘maledizione’ dell’infertilità”.

– Come nasce un suo progetto?

Dalla mia curiosità”.

– Il lavoro di cui va più fiero?

Sono tanti. Siamo una società di produzione interessata al racconto in tutte le sue forme, dal film documentario d’autore alle serie per la tv commerciale che fanno record di ascolti”.

– Su cosa è concentrato adesso?

Stiamo producendo un one-off film inedito sulla famiglia di Roberto Rossellini, con il nipote del maestro Alessandro a fare da regista.  Abbiamo appena finito un documentario sui ‘love giver’, gli assistenti sessuali per chi ha difficoltà motorie o cognitive. Speriamo di stimolare un dibattito e sbloccare la legge che si è arenata. E poi racconteremo della ‘relazione’ tra tango e parkinson partendo dalla storia di un contadino di Cuneo”.

– Ha detto qualche no?

Ogni progetto mi deve appassionare, ci dobbiamo innamorare. In Italia è difficile lavorare. Le serie vanno a finanziare i lavori di nicchia perché qui ci sono poche risorse. Lavori solo con co-produttori stranieri, tv internazionali e fondi della Comunità Europea”

– Forse a Capri non tutti sanno che ha creato il grandissimo successo de ‘Il Boss delle Cerimonie’

Si, il capo di Discovery cercava personaggi per un nuovo progetto. Partimmo dal presupposto che nei docu-reality americani i protagonisti erano quasi tutti italiani d’origine, del Meridione, per cui la nostra ricerca iniziò proprio da qui. Era Natale, feci un giro con mio figlio a La Sonrisa e conobbi Don Antonio Polese. Girammo una puntata pilota, poi l’intera serie che fu addirittura oggetto di un’interrogazione parlamentare. Qualcuno ci tacciò anche di razzismo. Ma tutte queste critiche ci portarono ad una grossa promozione che ci ha fatto arrivare fino alla quinta stagione e poi al sequel con ‘Il Castello delle Cerimonie’.”

– E cosa ha risposto alle critiche?

Se si vuole capire Napoli bisogna vedere anche questo. Qualcuno storce il naso, dice che non ci rappresenta. Non avevamo la pretesa di raccontare Napoli ma solo uno spaccato di realtà che esiste. Lo abbiamo fatto in maniera divertente, ironica ed è stato un enorme successo”.

– E poi c’è “Scomparsi”.

Siamo alla terza stagione. Tutto iniziò con l’incontro con Pietro, il fratello di Manuela Orlandi. Quel documentario andò benissimo e con la forte empatia che Pietro trasmette abbiamo pensato di raccontare le storie di altre famiglie”.

– Altri progetti per la tv?

Con mio figlio Lorenzo abbiamo ripreso un format internazionale: la versione italiana di ‘Abito da sposa cercasi’, ambientato a Palermo con il wedding planner Enzo Miccio”.

– Dal racconto della società odierna alla storia. Com’è nato ‘L’altra rivoluzione’, il documentario su Maksim Gorkij?

Si tratta di una storia che mi raccontava mio nonno Alfonso quando ero piccolo. Mia madre è cresciuta a Villa Pierina, l’ultima residenza caprese dei Gorkij. Ai curiosi che si affacciavano al cancello, mio nonno rispondeva a tono, cacciandoli in modo brusco. E’ qui che è nata la mia curiosità verso questo momento storico”.

– E’ stato, quindi, naturale indagare?

Assolutamente si.  Alle parole di nonno Alfonso si sono aggiunte quelle di Vittorio Strada. Il suo libro è stato illuminante. Iniziammo a fare ricerche, anche in Russia. Scoprimmo una storia che era rimasta nascosta per anni e che raccontava di Gorkij e Lenin che si confrontano sulla preparazione della Rivoluzione Russa”.

– Farà ancora qualcosa su Capri?

Spero proprio di sì. Ho realizzato qualcosa per ‘Geo & Geo’, sono tornato a Napoli per ‘Zero Waste’ sull’emergenza rifiuti, ma per tanti anni ho girato solo all’estero”.

– Com’è il suo rapporto con l’isola?

Di amore profondo. Ed abitudinario. Ho posti nel cuore per ogni mio stato d’animo. Quasi tutti ad Anacapri, devo dire, e all’inizio di via Marina Piccola, dove c’era la casa dei nonni. Vado ancora al mare a Gradola, sullo stesso scoglio dove ho imparato a nuotare da bambino. Non c’era manco la strada per arrivarci. Ma ricordo un grosso chiodo infilato nella roccia per mantenersi quando ci si calava in acqua.  Vengo poco a Capri ma non manco mai di tornare a Gradola o ad Orrico per farmi un bagno da solo al tramonto. Così riesco a difendermi anche dalla folla di agosto”.

– Cosa cambierebbe di Capri?

Tanto. Quando si ama così tanto un posto si soffre a vederlo sfregiato. L’abusivismo edilizio è un qualcosa che si paga, il sovraffollamento pure. Un interesse comune non avrebbe permesso tutto questo”.