Accorpati o accoppati?
di Michele Di Sarno.
“Comune unico” è il titolo una pièce teatrale che conta già svariate repliche qui, nel nostro
teatrino (piccolo teatro). Ecco la trama: i politici a favore di una fusione tra Capri ed Anacapri, ogni
tanto, riportano a galla l’argomento per tastare il polso del paese in merito; quelli contro, invece,
non ne parlano affatto, se non per rispondere ai primi. Un po’ scarna come opera, senza colpi di
scena, senza mai un finale. Voto: cinque. A parte gli scherzi, l’idea di istituire un unico comune per
l’isola è, ad oggi, inapplicabile. Non importa che probabilmente una sola amministrazione per
quindicimila persone avrebbe, forse, più peso in Regione per questioni collettive quali, tra le altre,
il sovraffollamento estivo, l’ospedale, le case per i giovani, il traffico e la funicolare nuova. E non
importa che questa unione comporterebbe, magari, un maggiore distacco fra i cittadini e gli
amministratori intesi come persone (con tutti i condizionamenti che la confidenza tende a
comportare), in favore di un avvicinamento più formale tra i cittadini e gli amministratori intesi,
invece, come istituzione. È un’idea inapplicabile perché prima di poter pensare di unirsi, Capri ed
Anacapri hanno l’urgente necessità di comprendere di essere due realtà diverse ed imparagonabili.
Mi riferisco alla vecchia, stanca, ridicola e di certo non “folkloristica” comparazione tra due comuni
in un territorio isolato e limitato geograficamente e, purtroppo, non solo. D’altronde, i grandi
amori nascono e durano solo se c’è un’interpretazione positiva delle differenze. Ecco, credo che lo
sviluppo del territorio del comune di Anacapri degli ultimi anni non abbia coinciso con
un’evoluzione sociale dei soggetti meno intelligenti, dove per “intelligenza” intendo la capacità di
leggere tra le righe, fermandosi al concetto di “sviluppo rispetto a Capri”, sminuendo l’importanza
dei progressi stessi, che è infinitamente superiore. Allo stesso modo, la frenata in termini di
sviluppo e di vivibilità tangibile nel comune di Capri a partire dagli anni ‘90, non ha coinciso con
l’evoluzione del senso di critico di persone ugualmente poco intelligenti che fanno il paragone
inverso, millantando una superiorità culturale, laddove la cultura non ammette affatto atteggiamenti
classisti né presunzioni di superiorità di una popolazione rispetto ad un’altra. Chi non ha mai
confuso l’orgoglio di appartenenza con la discriminazione continuerà a non farlo, e viceversa:
ognuno è dotato della capacità di scegliere se in questo pantano preferisce immergersi o liberarsi.
Solo quando saremo liberi potremo unirci.