Case per “affLitti”
di Michele Di Sarno.
Lo so. Quando vi siete conosciuti sognavate di essere “due cuori e una capanna”, ma nel frattempo la capanna è diventata una casa vacanze a 5 minuti dal centro.
Case per i giovani, case per le coppie: se Riccardo Pazzaglia fosse ancora tra noi, certamente avrebbe cambiato il titolo della canzone scritta per Modugno, che oggi sarebbe “io, mammeta, pateto, frateto, soreta e tu”. Questo pare essere il destino di quelle coppie isolane che, non percependo generosi lasciti, non trovano appartamenti in affitto perché quelli potenziali sono adibiti in buona parte all’attività di B&B.
E ognuno resta a casa da mammà. B&B, che non sta per Bed and Breakfast ma per “Bilocali Banditi” ai capresi. Non è una polemica contro chi ha scelto di destinare un’abitazione alla ricettività: ognuno fa quel che vuole di ciò che possiede, tranne chi ha dei sogni e non sa che farsene. Ventenni, trentenni che non vogliono lasciare l’isola perché magari hanno trovato un lavoro che gli piace si vedono costretti a restare in casa con i genitori, soffocati dal cordone ombelicale fino a diventare rossi quasi quanto il conto in banca di chi invece tre mesi prima è andato a vivere in affitto. Già, perché quel poco che si trova per tutto l’anno, lo si trova a canoni proibitivi, così da creare il paradosso secondo cui per pagarsi l’affitto bisogna “vendersi la casa”. E chi la tiene? Alternative? Su “Isola Affitta”, il gruppo Facebook creato per convogliare le varie offerte/richieste in un’unica bacheca si legge: “Affittasi da ottobre ad aprile”. Grazie di cuore, veramente. D’estate ci arrangiamo, si dorme in spiaggia: Beach & Breakfast! Purtroppo, le necessità delle generazioni precedenti hanno fatto sì che le vecchie case di proprietà venissero divise man mano tra bisnonni e nonni, poi tra nonni e genitori: famiglie di una volta, indivisibili. Poi siamo arrivati noi e l’aggettivo “indivisibile” ormai non qualifica più la famiglia ma… la casa. Fu profetico colui che per primo definì la Piazzetta “il salotto del mondo”: già sapeva che noi, figli del 2000, saremmo finiti a vivere all’aperto. Michele Di Sarno