A proposito di Via Krupp
– Guido Gargiulo –
Ritorno sull’argomento via Krupp di cui si è occupato l’articolo di copertina del secondo numero de L’Isolano che informava circa i più recenti sviluppi della questione e concludeva con “Aspettiamo la prossima puntata!”. In tutte le telenovele che si rispettino, si “aspetta la prossima puntata” perché si attende la novità, il colpo ad effetto, che dia una svolta inattesa e sorprendente alla vicenda o quantomeno l’evento che comunque prelude ad una conclusione.
Allo stato delle cose, non possiamo non augurarci che ciò si avveri anche nel caso in questione che presenta molte delle caratteristiche di una telenovela non fosse altro per il fatto che è una storia a puntate che dura da tempo pur con il medesimo copione che si ripropone ciclicamente e monotonamente. I protagonisti sulla scena sono quelli di sempre, alcuni consumati “dalle recitazioni”, spesso contraddittori, con visioni e prospettive future piuttosto limitate, dilaniati da beghe e interessi di bottega con il loro seguito di anestetizzati e scodinzolanti sostenitori/tifosi, incapaci di mettere in discussione personali principi e convinzioni, capaci soltanto di ripetere le solite e abusate parole e frasi di circostanza circa l’importanza, la straordinaria bellezza, l’unicità del percorso, ciò che esso rappresenta per l’isola e così di seguito. L’impietosa realtà delle cose, intanto, narra di una strada che negli ultimi cinquant’anni ha avuto solo brevi periodi di apertura e che è chiusa senza soluzione di continuità ormai da circa sei anni. Sei anni senza alcun risultato pratico e durante i quali nella disputa sul da farsi, ha fatto irruzione una nuova ipotesi di lavoro che ha dato luogo ad inevitabili polemiche, schieramenti e contrasti che hanno raggiunto il culmine in occasione della recente campagna elettorale.
Poco dopo essersi insediata, la nuova Amministrazione comunale ha riaperto il sipario, dando incarico ad un professionista di elaborare uno studio che partendo dall’analisi dello stato attuale dell’intero costone roccioso, indichi gli interventi necessari, i costi da sostenere e i tempi previsti per la riapertura. Come nel gioco dell’oca si ritorna al punto di partenza. Allo stato va bene tutto purché si giunga ad una conclusione; i tempi saranno piuttosto lunghi, nonostante le ottimistiche e avventate dichiarazioni di circostanza. Considerata la complessità del caso, la natura, la consistenza e la precaria stabilità dell’intero fronte roccioso, la frequenza con la quale si verificano smottamenti e frane, l’esperienza fino ad oggi maturata, a mio avviso, prima di riavviare un qualsiasi percorso, sarebbe stato prioritario discutere, scegliere e definire l’approccio più adeguato alla problematica e il processo di gestione e intervento più congeniale. Il noto studio Gheller ha messo sul tavolo un nuovo schema di approccio al problema, che propone rispetto a quella finora seguita, una diversa filosofia per affrontarlo. Era non solo opportuno ma necessario per completezza degli scenari possibili, valutarlo seriamente nel merito, senza preconcetti ed a prescindere da ciò che lo studio stesso chiedeva per la sua realizzazione che è tutt’altra materia da discutere e valutare. Ritengo che ci si sia concentrati e sia stata data più importanza alle condizioni richieste per l’attuazione del progetto, piuttosto che alla impostazione, alla tecnicalità, alle attività e agli interventi nel tempo che lo studio proponeva. In buona sostanza la domanda è: come fatto finora e come la recente decisione dell’Amministrazione sembra seguire, si preferisce continuare ad intervenire ad episodio franoso avvenuto o comunque a pericolo incombente e quindi subire chiusure improvvise e prolungate della strada per definire il da farsi, progettare il lavoro, reperire la ditta in grado di eseguirlo, le risorse necessarie e quindi procedere all’intervento?
Disponiamo nei nostri uffici tecnici di capacità e competenze per affrontare, trattare e seguire lavori del genere così particolari e specialistici? O non piuttosto seguire un percorso diverso, quale quello suggerito dallo studio Gheller? Cioè affidare il tutto a chi ne ha capacità e competenza che proceda con una iniziale e contenuto intervento tampone in punti al momento più critici per consentire una immediata riapertura; monitorare continuamente e costantemente nel tempo l’intero fronte roccioso con apparecchiature, tecniche e maestranze, costantemente presenti sul posto e specificamente qualificate, che creerebbe un utile archivio storico e una mappatura sempre aggiornata del costone e consentirebbe di prevenire ed intervenire prima che la situazione, in un punto piuttosto che in un altro, precipiti; possibilità di rimandare alcuni interventi, evitando la immediata chiusura della strada e poterli programmare per periodi di bassa stagione turistica. Agli Uffici tecnici locali competerebbe la funzione, importantissima e determinante, di controllo e di accertamento del rispetto degli impegni sanciti nei contratti.
Come è facile comprendere sono due diversi approcci, ciascuno con propri pro e contro. In merito se ne può ancora discutere seriamente e con obiettività, razionalità e responsabilità?
Mi chiedo, ma coloro che negli anni appena trascorsi hanno partecipato agli incontri sull’argomento e hanno preso una loro posizione, cosa ne pensano oggi? L’Associazione dei Tecnici dell’isola ad esempio, non ritiene suo dovere intervenire per dire la propria qualificata e argomentata opinione? Se non adesso, quando? Quando i giochi sono fatti e ci si schiera con i tifosi di una parte piuttosto che dell’altra? E ancora, cosa dicono oggi gli imprenditori e le associazioni di categoria? Non esprimersi su una questione così importante e limitarsi a lamentarsi oggi per una riapertura sollecita e domani per una chiusura improvvisa e obbligata, sarebbe soltanto una posizione di comodo oltre che un modo poco serio e responsabile di operare. La prossima puntata sarà l’ultima o dobbiamo attendercene un’altra o quante altre ancora?