La svolta: una politica culturale salva-Capri
– Carmelina Fiorentino –
Terminate le polemiche sull’impraticabilità della Certosa di San Giacomo, chiediamoci quanti di noi si sarebbero accorti della fatiscenza del chiostro se la nipotina/figlia non avesse dovuto esibirsi lì! La scarsa conoscenza del territorio, dei beni culturali-beni comuni, dell’importanza della loro tutela, delle vaste opportunità di crescita e di lavoro che essi offrirebbero se ben valorizzati, sono fattori da tenere in considerazione nell’elaborazione di una degna – ma soprattutto innovativa rispetto al passato – politica culturale, che non può prescindere da alcune prese d’atto.
La Scuola
Luogo principe per la crescita culturale, a Capri soffre dei problemi noti su scala nazionale con l’aggiunta di altri locali dovuti alla condizione di sede disagiata. L’istituto alberghiero ci prova a formare giovani professionalmente preparati ma è un dato che gran parte del personale arrivi dal continente, trasformando la scuola in parcheggio per i più. D’altronde i liceali non stanno messi meglio: tanti, troppi figli di questa terra scelgono, poi, di stabilirsi altrove. E’ urgente trovare modo di conciliare cultura e mondo del lavoro per invertire tendenze da villaggio turistico.
Biblioteche e Infrastrutture
L’assoluto disinteresse dimostrato negli ultimi 20 anni nei confronti di luoghi simbolo della cultura sull’isola è innegabile. Quanti sanno che la Biblioteca Bladier è chiusa e/o mal funzionante da anni? Quanti sanno che i comuni sono soci di diritto nel Centro Caprense Ignazio Cerio?
Eppure si tratta di luoghi, enti, associazioni che potrebbero essere ‘utilizzati’ per fornire servizi socio-culturali con costi relativamente bassi e non solo in termini economici.
Gestioni come quella di Villa Lysis potrebbero essere esemplificativi dello slogan “massimo risultato con minimo sforzo”. Non dico il parcheggio passeggini a fianco alla biblioteca come Salaborsa a Bologna, ma corsi di lingue e servizi destinati a giovani, anziani, immigrati potremmo tranquillamente permetterceli.
Società Multietnica
Gli immigrati costituiscono la nuova classe operaia isolana. I loro figli sono in gran parte più motivati dei nostri, conoscono tre lingue e hanno pertanto davanti molte più chances dei nostri ragazzi. Che ci piaccia o no, una seria politica culturale non può non includere iniziative di integrazione, invece di eventi a tutela di inesistenti identità capresi o di capresità, termine abusato,vuoto e propagandistico. Attualmente si stanno occupando più loro di noi (delle nostre case, dei nostri genitori anziani, dei nostri giardini) che noi di loro. Accogliamoli e formiamoli bene perché fanno e faranno parte della cittadinanza caprese, arricchendola di spunti e andando ad occupare i tanti posti vuoti lasciati dai nostri figli a cui non siamo riusciti ad assicurare un futuro isolano.
Spettacolarizzazione
Alcuni spettacoli sono cultura ma la cultura non è sempre spettacolo ed è innegabile che assistiamo da decenni ad un programma culturale solo estivo ad uso esclusivo dei turisti. Andrebbero incoraggiati in primis quelli con obiettivi culturali di 12 mesi l’anno. A tale proposito, l’assenza di benemerite associazioni culturali che hanno fatto scuola nei decenni passati, il cui lavoro (spesso sottovalutato e ostacolato) ha prodotto non pochi benefici culturali ed economici sull’isola, si sente tutta.
Al momento purtroppo non vedo istituzioni, persone, programmi che abbiano consapevolezza anche di uno solo di questi punti e abbiano proposto un qualche intervento in merito, ma sarei felice di essere smentita, anche attraverso queste nuove e ambiziose pagine.